Un freno ai costi che limita l’accesso alle cure

Dr. med. Greta Giardelli FMH Medicina Interna Generale
Il prossimo 9 giugno voteremo sull’iniziativa del Centro “Per un freno ai costi” che propone un rigido vincolo alla spesa sanitaria. In breve l’iniziativa vuole fissare nella Costituzione che i costi della spesa sanitaria per le cure di base non possono aumentare più del 20% dell’aumento dei salari nominali. La crescita dei costi che verrebbe quindi “permessa” per Legge se l’iniziativa venisse accettata si aggirerebbe attorno a 1-1.5% all’anno.
Una conseguenza assurda di questo rigido tetto ai costi è che se l’economia va male, la spesa dovrebbe ugualmente diminuire. Durante la pandemia ad esempio la spesa sanitaria sarebbe dovuta diminuire proprio nel momento di maggiore bisogno! Questo significa vincolare rigidamente la spesa all’andamento dell’economia, mentre invece la sanità dovrebbe basarsi sui bisogni delle pazienti e dei pazienti. Con l’iniziativa la salute non verrebbe più prima di tutto. La conseguenza di questo meccanismo che limita il finanziamento della sanità di base, è una limitazione delle prestazioni di base. In altre parole, in futuro una parte delle cure ora coperte dall’assicurazione di base non saranno più rimborsate e dovranno essere pagate di tasca propria.
Questo porterebbe a una medicina a 2 velocità! Se il freno ai costi fosse stato introdotto nel 2000, oggi molte delle attuali prestazioni di base non sarebbero più coperte! Una bocciatura dell’iniziativa non significa però non fare nulla. Il controprogetto indiretto sostenuto da una larghissima maggioranza in Parlamento è pronto per entrare in vigore. Un progetto che fissa degli obiettivi di costi, ma non introduce dei vincoli costituzionali rigidi e dannosi per tutto il nostro sistema sanitario. Per questo motivo voterò NO il 9 giugno.




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