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«Pagano tanto di cassa malati ed esigono quel farmaco con quel nome»

Generici contro originali: ancora troppe resistenze. Si va verso un giro di vite? Il presidente dell'Ordine dei farmacisti: «Potremmo risparmiare tantissimo».
Depositphotos (foto simbolica)
«Pagano tanto di cassa malati ed esigono quel farmaco con quel nome»
Generici contro originali: ancora troppe resistenze. Si va verso un giro di vite? Il presidente dell'Ordine dei farmacisti: «Potremmo risparmiare tantissimo».

LUGANO - Obbligare il paziente a ricorrere al farmaco generico quando è possibile. In sintesi è una delle recenti proposte del Consiglio di Stato ticinese per contenere i costi della salute. Un'idea in linea con le strategie della Confederazione che da due anni ha già aumentato il costo a carico di quei pazienti che continuano a pretendere gli originali anche là dove ci sarebbe l'alternativa. Ma perché continua a esserci questa resistenza nei confronti dei farmaci generici? «Il pregiudizio è spesso di natura psicologica», afferma Peter Burkard, presidente dell'Ordine dei farmacisti ticinesi.

Ricapitoliamo. Che differenza c'è tra un farmaco generico e un farmaco originale?
«Nessuna. Cambiano solo il nome e l'imballaggio. Per il resto sono uguali. L'effetto e il principio attivo sono gli stessi. Così come l'inizio e la durata dell'efficacia».

Chi ce lo assicura?
«Un generico viene approvato da SwissMedic come accade per un originale. Deve soddisfare tutte le proprietà previste. I controlli sono molto severi. A volte il generico viene creato dalla stessa fabbrica che ha prodotto l'originale».

Quali sono le principali obiezioni dei clienti al bancone?
«La gente associa la parola generico a qualcosa di meno valido. Non di marca. C'è anche chi dice che siccome paga tanto di cassa malati esige l'originale. E questo nonostante le regole siano cambiate da due anni a questa parte: quando la differenza di prezzo rispetto al generico è maggiore del 10% al paziente può venire fatturata la partecipazione fino al 40% se insiste per avere l'originale».

Non arriva mai qualcuno a dire che il farmaco generico non ha fatto effetto?
«È raro. E in questo gioca molto il fattore mentale. Chi parte molto prevenuto rischia di incontrare qualche difficoltà perché poi fa caso a ogni sfumatura. Sfumatura che troverebbe anche con l'originale».

Quali sono i farmaci per cui più facilmente si accetta il generico?
«Quelli per le terapie brevi. Ad esempio gli antidolorifici o gli antibiotici. C'è accettazione anche per i farmaci generici che curano le malattie cardio vascolari».

E per quali farmaci invece si spinge di più verso l'originale?
«Per i sonniferi, per gli ansiolitici, per gli antidepressivi».

Secondo lei puntare sui generici servirebbe davvero a rimettere in sesto i conti della sanità?
«Sul medio e lungo termine sì visto che a livello nazionale si risparmierebbero fino a 400 milioni di franchi all'anno».

Quanto perdono le farmacie puntando sui generici anziché sugli originali?
«Niente. E questa è una cosa importante da rimarcare».

Se è così importante puntare sui generici perché non lo fa già il medico nelle sue ricette?
«Il medico non può sapere tutto a memoria. Quando redige la ricetta spesso fa riferimento all'originale. Lo specialista dei farmaci è il farmacista. Tocca al farmacista poi suggerire al cliente l'alternativa valida. Il medico al limite può mettere una nota come ad esempio "se possibile sostituire col generico"».


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