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L'OSPITEDei livelli alle medie e dell’importanza di un’opposizione propositiva

27.01.22 - 18:18
Luca Frei, Coordinatore della Gioventù Comunista
Luca Frei
Dei livelli alle medie e dell’importanza di un’opposizione propositiva
Luca Frei, Coordinatore della Gioventù Comunista

Sconforto. È questa la sensazione che ho provato quando, la sera del 26 gennaio, il Gran Consiglio ticinese ha bocciato la proposta di sperimentazione del DECS volta ad abolire i cosiddetti livelli A e B in terza media. Una proposta certo non perfetta, ma si trattava di un primo passo nella giusta direzione, ovvero quella del superamento definitivo dei livelli alle scuole medie. Si trattava dunque di un’occasione storica.

I livelli, infatti, sono uno strumento socialmente ingiusto, atto a effettuare una selezione sociale durante la scuola obbligatoria. Gli studi che vengono effettuati ogni anno dal Cantone stesso, raccolti ad esempio nel volume “Scuola a tutto campo” redatto dalla SUPSI parlano chiaro: i livelli A sono maggiormente seguiti da allievi con un’origine sociale alta, i livelli B invece da allievi con origine sociale bassa. Le motivazioni non sono del resto troppo complicate: un allievo proveniente da una classe agiata ha più probabilità di avere dei genitori con alle spalle un lungo percorso di studio, che tendenzialmente possono quindi aiutare maggiormente i propri figli e che hanno anche una maggiore disponibilità finanziaria da investire in lezioni private, che le famiglie di ceto più basso, invece, non si possono permettere. In questo modo, un ragazzino derivante da una famiglia più povera ha una maggiore probabilità di vedersi chiuse numerose porte e di doversi accontentare di lavori malpagati e precari. È per questo motivo, quindi, che l’abolizione di tale sistema di selezione sarebbe progressista e la Gioventù Comunista ed il Partito Comunista, unitariamente con il Sindacato Indipendente degli Studenti e Apprendisti, da sempre combattono in tal senso.

La proposta del DECS è stata bocciata, per soli 42 voti contrari rispetto a 40 favorevoli. Una sconfitta che fa male, soprattutto perché si sarebbe dovuta trattare di una vittoria. Fra i no, infatti, contiamo i voti dei 3 deputati del Movimento per il Socialismo, che per puro astio nei confronti del Dipartimento dell’Educazione ha votato contro una proposta progressista, condannando così i ragazzini poveri a restare tali. Un Partito che si dice di sinistra non può assolutamente permettersi di comportarsi in questo modo incosciente, facendo così un enorme favore alla destra liberista. PLR, UDC e Lega possono ora esultare e, se saremo sfortunati, persino lanciare un’offensiva volta a rendere la scuola ancora più antisociale. Il PLR, del resto, ha già proposto di avvicinare maggiormente le aziende private al mondo scolastico, idea che al solo pensiero fa rabbrividire.

Questo spiacevole fatto ci deve però servire da lezione. Se chi si riconosce nella cosiddetta sinistra radicale vuole ottenere dei risultati concreti ed incidere realmente nella nostra società non deve più fare affidamento a un partito settario e disfattista, che usa paroloni rivoluzionari ma poi, neanche troppo di nascosto, favorisce la destra liberista. Agli strilli altisonanti ma privi di contenuto e sostanza in Parlamento occorre preferire un’opposizione seria e propositiva, come quella promossa dal Partito Comunista, che del resto negli ultimi anni è stato in grado di ottenere delle conquiste importanti, come l’introduzione della sovranità alimentare nella Costituzione ticinese (approvata alle urne dal popolo) o come l’abolizione del numero chiuso per i corsi passerella per chi vuole iscriversi a un’università dopo aver seguito una formazione di tipo professionale. Sempre nel mondo della scuola, il Partito Comunista ha anche ottenuto la garanzia di ben due giornate autogestite nelle scuole medie superiori e l’implementazione di un indirizzo di studio sociale e psico-pedagogico al Liceo di Locarno. Insomma, in Gran Consiglio servono più comunisti seri e meno finti rivoluzionari urlanti.

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