Aziende svizzere, «non ci sarà un crollo economico»

ZURIGO - Le aziende svizzere, pur guardando al futuro in modo pessimistico, prevedono non si assisterà a un vero crollo economico: lo si viene a sapere da un sondaggio promosso dalla società di consulenza Deloitte.
Secondo questa rilevazione, solo il 37% dei 127 responsabili delle finanze (CFO) di importanti imprese elvetiche (quotate e no) interpellati fra il 5 e il 28 settembre ritiene che i prossimi 12 mesi vi sarà un netto arretramento congiunturale. La quota è sensibilmente aumentata rispetto all'ultimo rilevamento di marzo (era al 22%), ma rimane di minoranza e parecchio inferiore a quanto si registra per esempio in realtà estere come la Germania (77%) o la Cina (64%).
Il 44% dei manager prevede inoltre un miglioramento delle prospettive della propria azienda: solo il 27% si aspetta sviluppi sfavorevoli, il rimanente è neutrale. Una chiara maggioranza scommette fra l'altro tuttora su un aumento del fatturato.
Al capitolo preoccupazioni, spiccano sostanzialmente due temi: gli aumenti di prezzo e la penuria di fattori produttivi, siano essi energia, materie prime o personale. Molti CFO stanno inoltre pensando di ridurre i rischi geopolitici, diminuendo o eliminando la propria presenza in paesi come Russia, Ucraina, Bielorussia o Cina.
«Colpisce in particolare la frequenza con cui la Cina viene citata come regione con grandi rischi geopolitici», commenta il Ceo di Deloitte Reto Savoia, citato in un comunicato. «Il paese viene visto in modo sempre più differenziato e gli interrogativi strategici che le aziende si pongono, iniziano a cambiare» - ha detto. Per poi aggiungere: «la Cina rimane molto importante per l'economia locale, ma la sua reputazione, a lungo incrollabile, di motore di crescita per le esportazioni svizzere e di fornitore affidabile di prodotti di qualità sempre maggiore comincia a vacillare» ha concluso.





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