Il preparatore atletico del Lugano Lassi Laakso: «Il mio compito è quello di ottenere sempre il massimo da ogni atleta»
Il 37enne sta anche portando a termine un Master a distanza e in questo momento di quarantena ha la fortuna di poter beneficiare della compagnia di sua moglie e dei suoi figli: «Attualmente le mie giornate sono belle piene»
LUGANO - Lo scorso 6 aprile i giocatori del Lugano hanno ufficialmente ripreso la preparazione fisica in vista della prossima stagione di National League.
A differenza degli altri anni però, i bianconeri sono stati ovviamente confrontati per la prima volta con una situazione diversa rispetto al solito, visto che per allenarsi non possono utilizzare le strutture societarie. A causa dell'emergenza legata al coronavirus, sono infatti costretti a lavorare da casa e con gli attrezzi che hanno a disposizione. «La grande differenza è che ho dovuto ideare dei programmi facilmente attuabili da casa e non è stato semplice», ha analizzato il preparatore atletico del Lugano Lassi Laakso. «Quando un mese fa abbiamo visto come si stava evolvendo la situazione legata alla pandemia, ci siamo subito organizzati al meglio, fornendo a tutti i giocatori del materiale come biciclette da camera e manubri per svolgere i vari esercizi. Uno dei problemi che ho riscontrato è che lavorando a distanza è difficile trovare il momento per integrare nuovi aspetti. Per questo motivo ci focalizziamo su concetti che già conosciamo e per aiutare i giocatori ho preparato una lista di esercizi, comprendenti anche video con le relative spiegazioni».
Non sarà stato semplice integrare esercizi completi da svolgere a distanza e con mezzi di fortuna. «La ritengo una sfida stimolante, perché il mio compito è quello di ottenere sempre il massimo da ogni atleta a livello fisico. L'importante è essere in chiaro sugli adattamenti che vogliamo ottenere nel corpo del giocatore ed è questo che deve guidare la programmazione. In questo contesto la difficoltà più grande risiede nel lavoro di forza, visto che la squadra è normalmente abituata a usare i pesi un po' tutto l'anno. Ho cercato di dare ai giocatori un programma con un carico diverso, un lavoro che dura maggiormente, più isometrico e quindi statico, con la possibilità di ottenere buoni risultati anche da casa. A questo ho poi adattato il programma al singolo giocatore, inserendo anche vari livelli di difficoltà per dare più indipendenza possibile a ognuno. Attualmente con la dirigenza siamo molto ottimisti grazie ai feedback ottenuti finora. Vedo che c'è una grande voglia di fare e penso che – in un momento come questo, in cui regna l'incertezza – aver iniziato la nostra routine abbia aiutato mentalmente i ragazzi, dando un po' il ritmo alle loro giornate. Quello che ho visto è un'energia positiva legata al fatto che abbiamo ripreso un'attività strutturata e regolare».
A casa tua in questo momento non ci si annoia quindi... «Ho effettivamente delle giornate belle piene e sono finora stato molto impegnato nella preparazione delle sessioni di allenamenti completamente diverse rispetto al solito. Avendo poi ripreso la preparazione una dozzina di giorni fa, passo di conseguenza molto tempo al computer o al telefono con i giocatori per fornire loro tutte le informazioni necessarie. Oltre a questo – quando non seguo on-line le lezioni del Master in educazione fisica, che sto frequentando a distanza – ho la fortuna di poter beneficiare della compagnia di mia moglie e dei miei due figli di 5 e 3 anni».
Come stai vivendo la situazione legata al Covid-19? «Penso per prima cosa che questo periodo porterà l'umanità a riflettere. Ognuno rimettera in questione tante proprie abitudini e molte cose che sono sempre state date per scontate nella vita. E questo va ovviamente ben oltre al lato sportivo. Guardando l'aspetto positivo della faccenda mi auguro che questa situazione abbia un buon impatto sulle priorità che avevamo prima e sul nostro modo di vedere le cose importanti. Siamo confrontati con qualcosa che non abbiamo mai vissuto prima e dobbiamo tutti un po' scoprire come reagire. Personalmente ritengo di essere molto fortunato a vivere in Svizzera, poiché è un Paese privilegiato e in grado di affrontare al meglio una situazione delicata come questa».