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L’OSPITE - ARNO ROSSINII dolori del non più giovane Pogba

02.11.22 - 07:00
Arno Rossini: «Pogba ha voluto fare di testa sua, sbagliando»
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I dolori del non più giovane Pogba
Arno Rossini: «Pogba ha voluto fare di testa sua, sbagliando»
«In Premier e Bundesliga Pogba sarebbe un giocatore normale».
Calcio - Champions UEFA02.11.2022

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TORINO - Prima c’è stato l’infortunio al ginocchio destro di fine luglio, poi è arrivata la sbagliatissima scelta della strada da percorrere verso il recupero. Non il consigliato - dai dottori della Juventus - intervento risolutore, quanto piuttosto la terapia conservativa. Risultato? Un mese (abbondante) buttato. A inizio settembre, senza miglioramenti evidenti, è infatti stato costretto a operarsi di meniscectomia artroscopica selettiva esterna. Stop e rientro previsti? Sei settimane, in tempo per giocare un mese di sfide di campionato e per arrivare al meglio a Qatar 2022. 

Questa è stata la storia recente di Paul Pogba. Una storia della quale in questa settimana è stato scritto un nuovo imprevisto - e doloroso - capitolo. 

Com’è andata la corsa del francese verso il Mondiale lo sappiamo tutti. I tempi di recupero si sono dilatati, ha avuto un nuovo guaio, un problema muscolare alla coscia destra con uno stop previsto tra i 10 e i 15 giorni, e così ha definitivamente gettato la spugna. Per lo sconforto di Didì Deschamps e dei francesi e per il sollievo di Max Allegri e degli juventini (che lo avranno fresco a gennaio). Forse, perché il “polpo” sembra non dare più garanzie a livello di tenuta fisica.

«Lo seguii dal vivo anni fa a Parigi, durante l’Europeo, mi fece una grandissima impressione - è intervenuto Arno Rossini - Semplicemente, dominò la partita». 

Quello era il “vecchio” Paul Pogba, quello integro.
«Prima che tanti infortuni lo frenassero aveva uno strapotere fisico evidente. Era veloce, devastante, anche molto bravo tecnicamente. Da giovane si poteva considerare il prototipo perfetto del centrocampista del futuro».

Poi però sono arrivati gli acciacchi: in sei anni di Manchester ha saltato 100 partite.
«Gli infortuni e le scelte sbagliate. Nel 2016, dopo essere diventato un top player, scelse di tornare in uno United, il club dove era cresciuto, non più competitivo ai massimi livelli. Ora, nella maturità, ha invece deciso di rientrare in una Juve, dove è esploso, che non è certo competitiva a livello continentale. Avrà ascoltato il cuore, il portafoglio forse, ma probabilmente avesse puntato su altro, in entrambi i casi, avrebbe fatto meglio. Poi ci sono anche le scelte di “gestione” del suo corpo».

Intervento sì, intervento no…
«Esatto. Ha voluto fare di testa sua e non ascoltare i dottori, che qualche competenza l’avranno pure, ritardando così, per l’ultimo problema al ginocchio, di oltre un mese l’operazione. Sognando un recupero veloce e guardando a Qatar 2022, ha buttato via tempo prezioso. E questo un professionista di quel livello non se lo può permettere». 

Anche la Juve, forse, avrebbe dovuto imporsi…
«Quest’anno a Torino stanno faticando ad azzeccarne una. Continuano a mostrare debolezze». 

Pasticcio fatto, si volta pagina. Pogba è un giocatore finito o nel nuovo capitolo si racconterà di un elemento ancora determinante?
«No, Paul non è finito. L’infortunio gli ha precluso la possibilità di andare al Mondiale, è vero, e solitamente in questi casi o ti fai sopraffare dalla delusione o reagisci. E io credo che a 29 anni il francese possa ancora pensare di essere uno dei grandi protagonisti del calcio europeo. Se limiterà gli errori e sarà professionale, almeno quattro-cinque stagioni ad alto livello potrà infatti ancora farle». 

Senza tuttavia più essere un’iradiddio in mezzo al campo.
«Tenuto conto dell'età e soprattutto dei limiti del suo fisico sarà di certo costretto a riconsiderare e rivedere alcune situazioni di gioco. Se prima era tanta foga e determinazione, se era potenza e velocità quando partiva in progressione e andava nell’area avversaria, adesso dovrà ripensarsi e ricostruirsi a livello tattico. In fondo ha grandi qualità tecniche, quindi può essere determinante in tanti modi». 

Juventus e Serie A sono ancora ideali per un giocatore che dovrà avere un approccio meno “fisico” al gioco?
«Io credo siano perfetti. In una partita del campionato italiano si alternano fiammate e ritmo compassato; in Premier ma anche in Bundesliga i calciatori non hanno invece un attimo di respiro. In Inghilterra o Germania finirebbe con l’essere un giocatore normale».

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