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Manuele Bertoli

Fiscalità: NO a un’ingiustizia palese

Archivio Ti Press
Fonte Manuele Bertoli
Fiscalità: NO a un’ingiustizia palese
BELLINZONA - Nel 2019 il Governo si accordò su una serie di provvedimenti per l’educazione, la socialità e la fiscalità dal costo complessivo di 60 milioni all’anno. La parte fiscale costava 30 milioni, tutti a carico delle casse cantonali, ma...

BELLINZONA - Nel 2019 il Governo si accordò su una serie di provvedimenti per l’educazione, la socialità e la fiscalità dal costo complessivo di 60 milioni all’anno. La parte fiscale costava 30 milioni, tutti a carico delle casse cantonali, ma ben presto venne aumentata dal Gran Consiglio del 50%, a 45 milioni annui, sempre tutti a carico del Cantone, perché per le minori imposte la via preferenziale è sempre aperta, indipendentemente dai bisogni della popolazione da
soddisfare.

Il pacchetto fiscale che andrà in votazione il 9 giugno, che dovrebbe dare un nuovo “vestito” ai 45 milioni annui di minori entrate, ha nuovamente aumentato il costo dell’operazione, questa volta di oltre il 100%, portandolo a ben 96 milioni, 56 a carico del Cantone e 40 a carico dei Comuni. Di questi 96 milioni ben 31 (17 cantonali e 14 comunali), quindi quasi un terzo, andranno a meno dell’1% dei contribuenti, quelli più ricchi, per finanziare un decurtamento delle loro imposte del 20%, un bel regalone.

Questa parte della riforma fiscale è particolarmente ingiusta, inutile e dannosa per gran parte della popolazione. Ieri abbiamo sentito 12 associazioni del territorio esprimere le loro preoccupazioni sui tagli già fatti e futuri, il Preventivo 2025 è alle porte e non promette niente di buono quanto ai decurtamenti, la Confederazione scaricherà nuovi oneri sui Cantoni, essendo nel pieno di un’operazione di risparmi per far posto all’aumento delle spese militari, a settembre arriveranno altri aumenti di premi di cassa malati e i sussidi alle persone che non riescono a pagarli dovranno essere aumentati.

Non facciamoci male da soli, blocchiamo questa “riforma”, lasciamo che il Gran Consiglio approvi la parte condivisa che mai avrebbe dovuto andare in votazione popolare e ricalibriamo l’intervento fiscale in base alle risorse necessarie a finanziare le risposte ai bisogni collettivi.
Già in occasione del voto sul decreto Morisoli i favorevoli avevano detto che tutto sarebbe andato bene, che tutto era tranquillo, cosa poi rivelatasi falsa, tanto da necessitare una reazione forte per bloccare almeno i tagli sui sussidi di cassa malattia in pieno periodo di rialzo dei premi. Per la riforma fiscale in votazione il 9 giugno il giochetto è lo stesso, i fronti sono gli stessi ed il popolo, che è già stato ingannato una volta, farebbe bene a non ripetere l’errore del recente passato.

A scanso di equivoci, io sono uno di quelli che dalla riforma fiscale guadagna qualcosa, non per il provvedimento sui ricchi (l’1% della popolazione favorita da quella misura è ben molto più abbiente di me), ma per altri effetti tributari. Ma non riesco a sopportare che con tanta facilità si possano fare le pulci a chi fatica e al contempo regalare decine e decine di migliaia di franchi all’anno a chi ha risorse ingenti, partendo da concetti che alla base risultano anche parecchio servili nei confronti dei più abbienti.

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