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Armando Donati

Revisione dell’ordinanza sulla caccia. Buona la diagnosi, insufficiente la terapia

Associazione per la protezione del territorio dai grandi predatori, sezione Ticino
Depositphotos (VitalikRadko)
Revisione dell’ordinanza sulla caccia. Buona la diagnosi, insufficiente la terapia
Associazione per la protezione del territorio dai grandi predatori, sezione Ticino
Il comunicato-stampa della Confederazione riconosce esplicitamente che la situazione riguardo all’espansione del lupo sta andando fuori controllo: troppi i lupi e sempre in forte aumento e troppi i danni per l’allevamento. Purtroppo non s...

Il comunicato-stampa della Confederazione riconosce esplicitamente che la situazione riguardo all’espansione del lupo sta andando fuori controllo: troppi i lupi e sempre in forte aumento e troppi i danni per l’allevamento. Purtroppo non si accenna agli impegni (finanziari e di risorse umane), sempre meno giustificabili, che tale espansione comporta per la Confederazione, per i Cantoni e per gli allevatori, e tantomeno al pericolo per le persone e alle restrizioni che ne derivano.

Si prevede quindi una facilitazione negli abbattimenti, ricetta che tutti i media hanno ampiamente riportato, ma si anticipa che si è in attesa della Legge federale sulla caccia riveduta dalle Camere federali in dicembre. Quasi ad ammettere, come del resto i Cantoni e le organizzazioni agricole hanno segnalato al momento della consultazione, che il vero cambiamento potrà esserci soltanto con l’entrata in vigore della legge modificata che prevede esplicitamente che i Cantoni possono regolare il numero di lupi presenti sul loro territorio.

Infatti le modifiche proposte, benché avversate dalla maggior parte delle organizzazioni ambientaliste, teoricamente potrebbero portare a un miglioramento, ma praticamente avranno un effetto marginale. La modifica che entrerà in vigore il 1 luglio continua infatti a basarsi sul principio che possono essere abbattuti soltanto lupi che causano dei danni rilevanti all’allevamento o che rappresentano un pericolo per le persone. Un criterio introdotto nella legislazione vent’anni fa e che si continua a perseguire nonostante i risultati siano stati nulli. Un tempo per danno rilevante si intendevano 25 capi uccisi in un mese, poi diminuiti a 15, poi a 10 e ora a 6, rispettivamente a 8 nel caso di branchi. La realtà è che il danno rilevante si riscontra a ogni singola predazione, anche solo con animali feriti, poiché se il predatore rimane impunito, diventa inevitabilmente recidivo.

E con l’applicazione di questa “terapia” cos’è capitato? I lupi in Svizzera sono aumentati da pochi esemplari a 240 (dati ufficiali, in realtà sono parecchi di più); i capi predati da alcune decine nel 2010 a 1600 nel 2022; le spese per l’ente pubblico da qualche centinaio di franchi a parecchie decine di milioni; il benessere degli animali da reddito fortemente diminuito e, non da ultimo, le preoccupazioni, lo stress e lo sconforto per gli allevatori sono accresciuti fino a portare parecchi a smettere la loro preziosissima attività e a dover essere curati per “burnout”.

Se il principio di favorire l’abbattimento è da accogliere positivamente, anche questa revisione sarà difficilmente applicabile. Infatti se quando i lupi erano pochi in ogni regione, qualche probabilità di uccidere il lupo problematico era data; ora che si contano a decine, come si farà a stabilire quale lupo ha causato il danno? Ci vorranno, come finora, tranne casi eccezionali, le analisi del DNA, per le quali sono necessarie settimane o mesi, ma poi come si potrà decidere a quale lupo sparare? E nel frattempo il lupo “giusto” dove sarà finito? Oltre a tutto un tale approccio, a causa della tempistica, non ha nessun effetto “pedagogico” nei confronti del singolo lupo e del branco.

L'unica ricetta appropriata è "reazione immediata senza verifica degli individui, sia con munizione non letale o con munizione letale”. Quindi ritorniamo con forza a insistere che la possibilità di tiri dissuasivi e di tiri di difesa debba venire implementata con urgenza ed estesa (come richiesto da numerosi atti parlamentari rimasti inevasi) all'ausilio di volontari opportunamente formati, selezionati e spesati.

Altrimenti i lupi continueranno ad aumentare sia di numero che di temerarietà. E continueranno a trasmettere alla progenie la nozione che la predazione di animali domestici è più facile rispetto a rincorrere i selvatici, che l'avvicinamento agli allevamenti non implica nessun pericolo, così come il circolare, di notte o di giorno, nelle zone antropizzate. In questo modo l'incidente con persone diventerà davvero solo questione di tempo.

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