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CANTONE/ITALIACosa vuol dire per cinque ticinesi aprire il concerto di una band mondiale

24.01.19 - 06:01
Straordinaria opportunità per gli Exsom giovane gruppo luganese: il 3 febbraio, tra le mura del Live Club di Trezzo sull’Adda (Milano), apriranno lo show degli celeberrimi Uriah Heep
Cosa vuol dire per cinque ticinesi aprire il concerto di una band mondiale
Straordinaria opportunità per gli Exsom giovane gruppo luganese: il 3 febbraio, tra le mura del Live Club di Trezzo sull’Adda (Milano), apriranno lo show degli celeberrimi Uriah Heep

LUGANO-TREZZO SULL’ADDA - Non capita tutti i giorni. E non si tratta di fortuna sfacciata: gli Exsom, dopo anni impegno e sudore, si ritrovano in possesso delle carte vincenti. Imprescindibili, al cospetto di tale onere, nonché importantissima circostanza. Carte che si traducono nelle cinque tracce dell’ep “Roundtrip” - prima e per ora unica produzione discografica al loro attivo data alle stampe sul finire del 2017 - così come nella compattezza e nell’energia dei loro live set.

«Tramite il nostro management siamo venuti a sapere che il Live Club era alla ricerca dell’opening act della serata. Per cui, ci siamo mossi subito, inviando la nostra candidatura in vista delle imminenti selezioni. E dopo settimane di attesa, pochi giorni fa ci è giunta la grande notizia», spiega Tullio Roccasalva (chitarra), che condivide la line-up degli Exsom con Stefano Dell'Ava (voce), Juri Vukusic (chitarra), Pietro Ferrari (basso) e Lorenzo Sedili (batteria).

Tullio, quali in questo momento le vostre sensazioni?

«Aprire il concerto di una delle band che si ascolta fin da quando si era ragazzini è una delle ambizioni che credo ogni musicista abbia...».

Chi sono per voi gli Uriah Heep?

«Un gruppo con un valore storico incredibile. Ricordo che anni fa, quando iniziai ad ascoltare musica rock, a qualsiasi persona chiedessi di consigliarmi qualche band mi faceva il loro nome...».

Quanto risuonano all’interno del vostro sound?

«Non credo abbiano influenzato in modo particolare la nostra produzione, ma sono convinto che tutti noi gli dobbiamo molto...».

Quali, tra i loro album, hanno girato prevalentemente sul vostro lettore?

«Personalmente mi piace molto “Demons and Wizards“ (Bronze Records, 1972), che da molti è reputato il loro capolavoro. Citerei, in ogni caso, anche il nuovissimo “Living The Dream” (Frontiers Music, 2018), poiché mi ha stupito sentire come una band con una carriera di 50 anni alle spalle possa avere ancora così tanta energia».

Prima di concludere: so che da qualche tempo state lavorando al vostro primo album. Che vuoi dirmi al riguardo?

«Stiamo portando a termine la fase di concepimento dei brani. Il risultato sarà qualcosa di molto differente rispetto a “Roundtrip”, e ne siamo molto soddisfatti. A breve ci chiuderemo in studio per le registrazioni».

Quando prevedi, in grandi linee, la pubblicazione?

«Sicuramente i primi singoli usciranno nel corso dell’anno… Per l’album si vedrà…».

 

 

 

 

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