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Le parole del presidente statunitense hanno rianimato il fronte liberale in Canada, per mesi dato per sconfitto. Carney: «Qui decidiamo noi»
OTTAWA - Donald Trump. Anche taumaturgo; per dirla con toni che appartengono più a una sceneggiatura di Luciano Salce che non a un trattato di politica, ma che nondimeno centrano uno dei punti della questione. Perché l'effetto Trump ha, de facto, compiuto un miracolo (involontario, ovviamente) portando alla vittoria nelle legislative canadesi quei liberali dati per morti solo qualche mese fa.
Una vittoria, sia chiaro, che sarà tutta da capitalizzare per il premier Mark Carney e i suoi. Non è infatti ancora chiaro se saranno in grado di formare un governo di maggioranza. Al momento le proiezioni attribuiscono loro 168 seggi, contro i 144 in mano ai conservatori, e per la maggioranza serve arrivare a quota 172. Le intenzioni di Carney però sono chiare: «Il Canada non dovrà mai dimenticare il tradimento americano», ha detto nel suo discorso della vittoria.
Un pesante "j'accuse" rivolto a Donald Trump e alle sue pretese. Il presidente statunitense, mai a secco di sfrontatezza, aveva infatti ribadito a più riprese l'interesse a "prendersi" il Canada, considerato dal tycoon alla stregua di una potenziale 51esima stella sulla bandiera. E proprio quegli slogan intrisi di una sorta di colonialismo 2.0 sembrano aver avuto un impatto dirompente sulle urne canadesi, sovvertendo i pronostici che a lungo avevano visto il fronte guidato da Pierre Poilievre in netto vantaggio.
Non solo. Quelle parole, oltre ad aver innescato la più grande ondata di antiamericanismo che il Canada ricordi, ora renderanno ancora più complesso ricucire i rapporti tra i due "inquilini" del Nordamerica. Se non le avesse dette, forse oggi avrebbe un alleato anche in quel di Ottawa. E invece, «il nostro vecchio rapporto con gli Stati Uniti è finito» ha affermato, con pochi fronzoli, Carney. Perché «qui», in estrema sostanza, «decidiamo noi».
