Alla fine anche Toyota deve frenare a causa della carenza globale di chip

Il colosso giapponese ha tenuto duro (e in crescita) fino a luglio. Ma da settembre taglierà la produzione del 40%
TOKYO - Ha accelerato, con un aumento di fatturato dell'11.9% e bruciando le stime, una brusca frenata però è all'orizzonte.
Può sorridere, ma solo in parte, il colosso giapponese dell'auto Toyota che a luglio ha confermato l'undicesimo mese consecutivo di crescita, confermando però una curva in calo rispetto al +41,2 di giugno.
La fine dell'estate, però, coinciderà con un già confermato calo della produzione a causa della globale carenza di microchip. Si tratterà di un taglio sostanziale attorno al 40% della produzione (circa 360mila autovetture). Uno stop importante che non mancherà di avere ripercussioni in un settore - quello dell'auto - già fortemente in crisi per quanto riguarda l'output a fronte di una richiesta globale in crescita.
A pesare sulla carenza di microconduttori, che ha rallentato in maniera trasversale l'industria in settori anche molto distanti, oltre al pandemia e i lockdown anche le sfide del cambiamento climatico che hanno ostacolato alcuni centri-chiave nella manifattura dei chip.
Per quanto riguarda il mondo dell'automobile, scrive Fortune, a trovarsi alle strette - sin dai primi mesi dell'anno - sono state praticamente tutte le aziende dagli States (Ford, GM) fino all'Europa (Volkswagen, Bmw e Renault). Si parla di tagli analoghi a quelli di Toyota, se non più importanti.
La capitolazione dell'azienda giapponese, che molti avevano citato come esempio virtuoso con un calo produttivo estremamente limitato, è sicuramente un segnale preoccupante per un'intera industria che dovrà ancora capire come gestire i prossimi mesi di questa annata assai complicata, così come il futuro.




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