Cerca e trova immobili

LUGANOLe Nove (e il pubblico) crescono con Brahms

27.02.24 - 06:30
Da Beethoven al suo ideale successore: così la giovane orchestra ticinese fa un passo avanti, artistico e nella divulgazione
G. CORTI
Le Nove (e il pubblico) crescono con Brahms
Da Beethoven al suo ideale successore: così la giovane orchestra ticinese fa un passo avanti, artistico e nella divulgazione

BELLINZONA/LUGANO - Lo scorso 10 ottobre Le Nove di Beethoven ha portato al LAC di Lugano oltre 150 musicisti, che hanno eseguito la sinfonia finale del grande compositore tedesco di fronte a un pubblico che ha sfiorato le 1000 presenze. «Un risultato enorme» per un progetto musicale nato solo nel 2020 e che vuole continuare a crescere. Ecco così che, dopo aver cambiato nome in Orchestra Le Nove e aver allargato il proprio orizzonte al di là del genio di Bonn, siamo a qualche giorno dal via del Progetto Brahms.

A illustrarcelo è Leandro Pezzoli, violoncellista nonché portavoce del progetto e organizzatore dei concerti di domenica 3 marzo alle 17.30 nella chiesa di San Biagio a Bellinzona e di lunedì 4 marzo alle 20.30 nell'Auditorio Stelio Molo della Rsi a Lugano. In programma, sotto la direzione di Yuram Ruiz, la Sinfonia n. 1 e il Concerto per pianoforte n.1.

Che bilancio avete tratto da Le Nove di Beethoven?
«Siamo stati sorpresi dalla risposta del pubblico. Quella sera al LAC qualcuno fino all'ultimo non ha saputo se avrebbe trovato posto in sala. Non ce l'aspettavamo assolutamente ed è stato il coronamento di un lungo e impegnativo percorso. Quella è stata la prima volta in cui abbiamo lavorato con così tanti musicisti: raccoglierli e prepararci è stato un grosso lavoro, ma molto soddisfacente dal punto di vista musicale. Anche con il coro, formato principalmente da dilettanti, siamo riusciti a ottenere un livello veramente alto».

Perché avete scelto Brahms?
«C'è una continuità tra lui e Beethoven. Brahms era un suo grande estimatore e poi, come ha dichiarato il direttore d'orchestra Hans von Bülow, la sua Prima sinfonia potrebbe benissimo essere la Decima di Beethoven...».

Cos'altro vi ha convinti a proseguire il progetto con il compositore tedesco?
«Pensiamo che Brahms sia veramente ideale per far crescere il nostro progetto. Si lavora con orchestre un po' più grandi rispetto a Beethoven, ma non gigantesche. È sicuramente un gradino superiore: bisogna studiare di più, lavorare di più insieme su opere più lunghe e complicate. La musica di Brahms è molto complessa e densa, ma allo stesso tempo ancora totalmente comprensibile a un pubblico che non è quello abituale della sinfonica. C'è l'idea di costruire un percorso di crescita comune orchestra-pubblico».

ORCHESTRA LE NOVE

Nei prossimi anni avrete sempre più il compito di divulgatori della musica classica, non solo attraverso i concerti ma andando direttamente dai giovani.
«Esattamente. Vediamo nella musica classica un grande valore, che non è solo quello della sua bellezza intrinseca: è un genere che può veramente connettere l'ascoltatore con la storia del continente in cui viviamo. È un genere molto ricco, ma non lo consideriamo a priori migliore di altri. Tutti noi abbiamo 20 anni e andiamo in discoteca. Ma non dimentichiamo che si tratta di musica che ha già superato la prova del tempo: se da 200 anni suoniamo Beethoven, è perché le si riconosce una certa importanza».

Cosa proponete di fare, dal lato "didattico"?
«Lo scopo è di fornire qualche spunto, un approccio per una migliore comprensione. Non serve uno studio o un'analisi approfondita; sapere a cosa fare attenzione, però, può aiutare veramente molto nell'apprezzare un brano che ha una complessità e una durata alla quale non siamo tanto abituati».

In che modo l'orchestra può affiancare quello che viene insegnato nelle scuole?
«La musica è tra le materie obbligatorie della scuola ticinese, ma la classica viene un po' accantonata per venire incontro ai gusti degli allievi. È un po' un peccato perché, come dicevo prima, pensiamo che la classica sia un bellissimo modo per insegnare cose e parlare anche di altro. Come Orchestra Le Nove crediamo di essere degli ottimi interlocutori per chi ha la nostra età (o ancora meno). Ci poniamo un po' come alternativa all'approccio scolastico: non avendo un approccio commerciale possiamo permetterci di lasciare spazio, durante un concerto, a 40-50 ragazze e ragazzi - oppure proporre piccoli concerti, sempre di Brahms, nelle scuole a titolo completamente gratuito. Nei quali non si suonerà e basta: parlando con i ragazzi si cerca di costruire una connessione tra pubblico, musicisti e la musica stessa».

G. CORTIL'esecuzione della Nona sinfonia di Beethoven al LAC.

Hai accennato al lato economico. Avete le idee chiare su come garantire la sostenibilità economica del progetto?
«Sono molto chiare. Si basano sul non puntare a una crescita, a fare un numero maggiore di concerti all'anno, in sale sempre più gigantesche. Il progetto è lì, va avanti e punta soprattutto sulla riduzione delle spese. Bisogna sottolineare che tutti gli organizzatori, me compreso, lo fanno a titolo completamente gratuito, senza nemmeno percepire un rimborso spese, anche solo per il treno per tornare in Ticino. Lo stesso vale per molti musicisti. Questo nostro approccio attrae la simpatia di chi ci offre le sale, con prezzi che quindi sono vantaggiosi. Riusciamo a trovare gratuitamente spazi per le prove perché sono in molti a credere nel progetto».

A quali canali di finanziamento vi appoggiate?
«L'unica entrata sono i biglietti, che costano molto poco (per i due concerti in questione si parte da 5 franchi a persona, ndr). Per fortuna molti, vedendo i prezzi contenuti, si offrono spontaneamente di darci qualcosa in più. Le donazioni sono ben accette, ma quella più grande è di venire al concerto e pagare il biglietto».

Cosa deve aspettarsi il pubblico dai concerti di domenica e lunedì?
«Chi già è venuto a un nostro concerto troverà qualcosa che conosce. A partire da un'ottima preparazione musicale, affinata nel corso di mesi. Il solista è Davide Cabassi, un pianista molto bravo e preciso, che si distingue per il lavoro che fa in sala da concerto e di registrazione. È un artista dell'etichetta musicale Decca (tra le migliori al mondo, ndr) e un profondo conoscitore di Brahms. Ha già intrapreso progetti di carattere simile al nostro e ha aderito con entusiasmo».

E per chi non vi ha mai ascoltato?
«Dovrà aspettarsi un ambiente quasi famigliare, molto rilassato. In sala, anche durante l'esecuzione, non c'è quel silenzio di tomba in cui se tossisci tutti si girano e ti guardano. Magari scappa qualche applauso durante i movimenti. Non c'è tutta quell'etichetta che si associa alla classica e, se dovesse suonare un telefono, il direttore non si girerà interrompendo il concerto. Ma finora non è mai successo che suonasse».

Entra nel canale WhatsApp di Ticinonline.
COMMENTI
 
NOTIZIE PIÙ LETTE