Una ventina a "caccia" di pedofili, c'era pure un capobanda

Sono tutti del Luganese, gli adulti "agganciati" sarebbero per la maggior parte stranieri
LUGANO - Una ventina di episodi, almeno, e una struttura gerarchica, che prevedeva addirittura un capobanda.
Sono alcuni dettagli, svelati dalla RSI, dell'inchiesta condotta dalla Magistratura ticinese a carico del gruppo di 18 minorenni e un maggiorenne, che si era organizzato per "dare la caccia" online a presunti pedofili.
Adolescenti del Luganese, molti provenienti da famiglie benestanti, che avevano nel corso della loro attività "agganciato" svariati adulti (per la maggior parte non sarebbero cittadini svizzeri) per poi attirarli in luoghi pubblici o appartamenti. Qui, invece di incontri intimi, avvenivano vere e proprie punizioni. Tutti gli indagati sono a piede libero ma con gravi imputazioni: sequestro di persona, lesioni gravi, estorsione, rapina, coazione e aggressione.
Non tutti i giovanissimi hanno svolto gli stessi "incarichi": qualcuno era presente al momento dei pestaggi e dei ricatti (gli incontri sono stati filmati e anche condivisi): ad esempio, aggiunge ancora la RSI, alcune ragazze hanno acconsentito a fornire fotografie per creare falsi profili social da usare come esca.
La Magistratura sta ora indagando sui giovani e sulle possibili responsabilità penali degli adulti adescati.




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