Frontiere protette, il Governo boccia l'iniziativa UDC: «Troppo costosa e rischiosa»

Il governo respinge l'iniziativa sulle frontiere: rischi per Schengen e costi elevati per la Svizzera.
BERNA - Difficilmente attuabile, in quanto troppo costosa per Confederazione, cantoni e regioni di confine. Così il Consiglio federale bolla l'Iniziativa per la protezione delle frontiere, raccomandandone la bocciatura senza un controprogetto, anche per motivi legati a immigrazione e sicurezza interna.
L'iniziativa popolare "Fermare gli abusi nell'asilo! (Iniziativa per la protezione delle frontiere)" dell'UDC esige di presidiare i valichi, sorvegliare le frontiere nazionali, controllare sistematicamente le persone che entrano in Svizzera e negare loro l'ingresso se non soddisfano i pertinenti requisiti, sottolinea in una nota odierna l'esecutivo. Alle persone che giungono passando da uno Stato terzo sicuro non verrebbero concessi né l'asilo né l'ammissione provvisoria.
Il testo chiede inoltre di stabilire un contingente annuale di concessione dell'asilo, pari al massimo a 5000 persone. Per chi soggiorna irregolarmente in Svizzera, è domandato un obbligo di notifica per le autorità, un termine di partenza generale di 90 giorni, l'esclusione dalle prestazioni dell'assicurazione sociale e malattie e la nullità dei contratti di lavoro stipulati. Gli accordi internazionali incompatibili con queste disposizioni dovrebbero essere rinegoziati o denunciati.
L'obiettivo dei promotori è arrestare la migrazione irregolare e aumentare la sicurezza in Svizzera. La limitazione della concessione dell'asilo e l'abrogazione dell'ammissione provvisoria sono volte a impedire gli abusi, privare i gruppi criminali di passatori delle loro fondamenta e ridurre i costi. L'iniziativa mira anche a ribadire lo stato di diritto, obbligando le autorità a notificare e a far partire le persone che soggiornano irregolarmente nella Confederazione.
Costi e code - Il Consiglio federale ritiene però che le misure richieste sarebbero difficilmente praticabili. In primis, c'è la questione legata ai costi: controllare a tappeto le frontiere esigerebbe un considerevole aumento di personale, nonché elevate spese, non quantificabili, per la Confederazione e i cantoni.
Con 2,2 milioni di passaggi oltre il confine e 400'000 frontalieri al giorno, simili controlli genererebbero tempi d'attesa e code, compromettendo l'economia anche se venissero effettuati in base a procedure semplificate, fa inoltre notare il governo.
Sempre secondo l'esecutivo, si può presumere che un numero maggiore di persone del settore dell'asilo dipenderebbe dall'aiuto sociale, il che andrebbe a pesare sui Cantoni. Tale cifra comprenderebbe ad esempio gli individui il cui allontanamento non può essere eseguito e che non riescono a provvedere al proprio sostentamento. Questa mancanza di prospettive potrebbe condurre al formarsi di società parallele, tensioni sociali e a un incremento della criminalità.
Fine Schengen/Dublino -Vi è poi il problema che, con controlli come quelli richiesti dal testo, Berna non adempierebbe più ai propri obblighi derivanti dall'accordo di associazione a Schengen/Dublino, il che potrebbe concludere la collaborazione Dublino con notevoli conseguenze per la sicurezza interna. La Svizzera non potrebbe neppure più effettuare trasferimenti in questo ambito, diventando presumibilmente una destinazione più ambita della migrazione secondaria.
Il Consiglio federale prevede un brusco calo delle prestazioni economiche e costi supplementari pari a svariati milioni di franchi all'anno. Per di più, l'iniziativa potrebbe entrare in conflitto con la Convenzione sui rifugiati, la Convenzione europea sui diritti dell'uomo e altri trattati internazionali.
Controlli già oggi - Stando al governo, già oggi vengono effettuati controlli alla frontiera in funzione della situazione e dei rischi, prassi che il Parlamento intende intensificare ulteriormente. Nel quadro di Schengen, la Svizzera ha inoltre la possibilità di effettuare a titolo provvisorio ispezioni alle frontiere interne.
Il Consiglio federale è tuttavia convinto che questo tipo di controllo non costituisca uno strumento efficace per contenere la migrazione secondaria. Le sfide connesse a quest'ultima vanno piuttosto affrontate nel quadro del Patto dell'Unione europea sulla migrazione e l'asilo, della Strategia in materia di asilo 2027 e della taskforce "Plurirecidivi".
Data la radicalità delle richieste e le relative conseguenze, il governo rinuncia a proporre un controprogetto diretto o indiretto. Il relativo messaggio verrà trasmesso al Parlamento entro l'autunno del 2026.



