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SVIZZERAHotellerieSuisse, «estate positiva, inverno con qualche timore»

30.10.22 - 16:23
Il caro energia una delle criticità che spaventa gli albergatori.
Foto 20Minuten
Fonte ATS
HotellerieSuisse, «estate positiva, inverno con qualche timore»
Il caro energia una delle criticità che spaventa gli albergatori.

BERNA - «L'estate è risultata ampiamente positiva per il settore alberghiero. Anche nelle città, la domanda si sta lentamente avvicinando al livello pre-crisi. Le prospettive sono inoltre buone anche per la stagione invernale: oltre la metà delle strutture prevede un fatturato almeno pari a ante-crisi». Lo indica HotellerieSuisse, che esprime tuttavia qualche timore a causa della crisi energetica.

In base a una rilevazione condotta tra il 5 e il 10 ottobre tra 170 affiliati, emerge che oltre la metà degli alberghi ha registrato nell'estate di quest'anno un aumento del fatturato di oltre il 10% rispetto al 2021.

Per il proseguo, indica HotellerieSuisse in una nota, «in tutte le regioni oltre il 50% delle strutture prevede che il proprio fatturato quest'inverno raggiunga almeno il livello pre-pandemico. Nelle regioni alpine, questa proporzione sale al 75%».

A causa dell'aumento dei prezzi dell'energia e dei costi come salari e generi alimentari, «tre strutture su quattro hanno deciso di aumentare i prezzi per la prossima stagione invernale. Il rincaro è in media del 5%».

L'aumento delle tariffe può tuttavia compensare solo in parte l'apprezzamento. Per questo motivo «quasi la metà delle strutture sarà confrontata con gravi difficoltà finanziarie», indica HotellerieSuisse. Così, se i prezzi dell'energia dovessero triplicare, «metà degli stabilimenti interessati potrebbero temporaneamente chiudere». Sono colpite tutte le tipologie, dai piccoli hotel a gestione famigliare ai grandi alberghi con strutture per il benessere.

Per scongiurare questa evenienza, HotellerieSuisse ricorda che «già la settimana scorsa ha chiesto alla politica di agire, per esempio concedendo, laddove necessario, crediti transitori e la disoccupazione parziale», come fatto durante la pandemia di coronavirus.
 
 

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