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ITALIAScalatore 14enne muore soffocato facendo il "gioco" del "blackout"

13.09.18 - 16:58
I genitori: «Fate capire ai vostri figli che possono parlare di tutto». Pro Juventute: «Servono pazienza, dedizione e tempo»
Scalatore 14enne muore soffocato facendo il "gioco" del "blackout"
I genitori: «Fate capire ai vostri figli che possono parlare di tutto». Pro Juventute: «Servono pazienza, dedizione e tempo»

MILANO - I genitori di Igor Maj non credono all’ipotesi del suicidio e le indagini condotte finora sembrano confermare le loro certezze. Il giovane e atletico scalatore di 14 anni ritrovato morto in un appartamento nella periferia di Milano si sarebbe soffocato con una corda perché stava provando il “blackout” (meglio noto come “choking game"): una pericolosa pratica in cui si cerca uno stato di euforia attraverso la carenza d’ossigeno.

Sul computer il "blackout" - «Appassionato» e «coraggioso» giovane climber - come lo descrive il portale pareti.it che oggi ha dato la notizia della sua morte - Igor si è strozzato con una corda da roccia in casa il 6 settembre scorso. Inizialmente il suo decesso è stato trattato come un suicidio, ma, poi, dal computer del ragazzo ha iniziato a emergere un’altra verità. Una delle ultime cose che aveva guardato online era un video sul “gioco” del blackout, riporta il Corriere della Sera. La pratica consiste nello strozzarsi o più spesso farsi strozzare fino quasi a svenire per sperimentare lo stato di euforia che la carenza d’ossigeno indurrebbe.

Siti bloccati - La Procura di Milano ha disposto il blocco preventivo dei siti che trattano di questa pratica. «Si tratta di capire chi vi sia dietro questo macabro gioco e, soprattutto, se sia stato indotto psicologicamente o obbligato a compiere tale gesto estremo da parte di qualcuno», si legge nel decreto di sequestro riportato dal portale italiano.

«Gli avevamo parlato di tutti i pericoli, ma non di questo... » - I genitori di Igor, intanto, lanciano un appello:  «Fate il più possibile per far capire ai vostri figli che possono sempre parlare con voi, qualunque stronzata gli venga in mente», scrivono su pareti.it. «Noi pensiamo di averlo sempre fatto con Igor, eppure non è bastato», aggiungono.  «Gli avevamo parlato di alcool, droga, motorini, salti pericolosi e tutto ciò che conoscevamo. Ma di questo no, era proprio fuori dalla nostra immaginazione», scrive scorato il padre di Igor, Ramon, su Facebook. Anche lui è uno scalatore e aveva trasmesso al figlio la passione per la roccia.

Pro Juventute: «L'educazione è una responsabilità di ognuno, non solo dei genitori» - «È possibile aspettarsi che i nostri figli parlino con noi di tutto, basta prendersi cura di questo aspetto fin dall’inizio con pazienza e dedizione», spiega Ilario Lodi di Pro Juventute. «Oltre alla qualità del tempo, però, serve anche la quantità», aggiunge. In ogni caso, non bisogna «mai» colpevolizzare i genitori nel caso di tragedie simili. L’educazione dei figli, del resto, non può e non deve essere solo responsabilità loro: «Ognuno di noi è responsabile a seconda delle proprie funzioni, tutti siamo implicati», afferma Lodi.

«Non bisogna conoscere tutto: non staremmo mai al passo» - I genitori, però, non sempre sono preparati alle nuove sfide e mode che si diffondono tra i giovani. Anche i genitori di Igor sostengono di avergli parlato di «tutto»… «Di solito i genitori sono molto ben preparati all’idea che i loro figli facciano esperienze nuove», obietta Lodi. E spiega: «A volte, però, non lo sono sui contenuti di queste esperienze: non preoccupiamoci quindi di conoscere tutte le esperienze che potrebbero fare i ragazzi che stanno maturando, non staremmo mai al passo. Preoccupiamoci piuttosto di fare in modo che, se queste esperienze si presentano, i ragazzi si sentano liberi di parlarne con noi».

Per il responsabile di Pro Juventute, le sfide online e i metodi di sballo “alternativi” «sono una realtà del periodo storico che stiamo vivendo». «L’importante», sottolinea tra le altre cose, è che ci siano dei luoghi come i centri giovanili in cui ragazzi possano parlare di questi fenomeni: «Lì questo tipo di esperienze emerge», assicura Lodi.  

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