Le fusioni (e le acquisizioni) non piacciono più cosi tanto alle PMI svizzere

È quanto emerge dall'ultimo rapporto di Deloitte. Ecco i cantoni più dinamici, e i settori dove è più facile che succeda.
ZURIGO - Le fusioni e acquisizioni che vedono protagoniste piccole e medie imprese (PMI) svizzere sono in calo: nel 2024 sono state contate 179 operazioni di questo tipo, numero inferiore del 9% alle 196 del 2023 e lontano dalle 216 del 2022.
Sono in particolare diminuite (-28% a 48) le acquisizioni prettamente rossocrociate, operate cioè da ditte elvetiche all'interno della Confederazione, emerge dai dati pubblicati ieri dalla società di consulenza Deloitte Svizzera, che al tema dedica uno studio giunto alla 19esima edizione. Le transazioni transfrontaliere sono invece rimaste stabili.
«Al momento l'appetito degli investitori stranieri per le aziende elvetiche è limitato», affermano gli esperti Deloitte. «Da parte loro gli imprenditori delle PMI svizzere sono riluttanti a vendere le loro imprese e stanno intensificando le attività di acquisizione all'estero: i fattori più importanti che influenzano questi sviluppi sono la tenuta dell'economia elvetica e la forza del franco».
I cantoni più dinamici sul fronte delle cosiddette "mergers and acquisitions" (M&A) risultano essere - nell'ordine - Zurigo, Argovia, Zugo, Lucerna e Berna.
Il 20% delle unioni aziendali elvetiche è avvenuto nell'industria, il 16% nel comparto dei servizi alle imprese, il 15% in quello della salute, un analogo 15% nei beni di consumo, l'11% nell'informatica, un altro 11% nella costruzioni, il 7% nella finanza e il 2% nei media.




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