Adozioni internazionali: il divieto governativo va ridiscusso

La mozione ha ottenuto il placet, della Commissione degli affari giuridici degli Stati. La Camera del popolo dovrà quindi esprimersi nuovamente.
BERNA - Si fa sempre più concreta la possibilità che il Consiglio federale debba ritornare sui suoi passi, rinunciando al divieto puro e semplice delle adozioni internazionali. La relativa mozione accolta dal Consiglio nazionale ha ottenuto anche il placet, benché in forma modificata, della Commissione degli affari giuridici del Consiglio degli Stati (CAG-S). La camera del popolo dovrà quindi esprimersi nuovamente.
Il 10 di settembre scorso, il Nazionale aveva accolto per 151 voti a 31 e 15 astensioni una mozione con cui s'intende consentire anche il futuro le adozioni internazionali. All'origine di questo atto parlamentare, che ha fatto scorrere fiumi di inchiostro a causa delle rimostranze delle associazioni attive in quest'ambito, come anche da parte di genitori adottivi, è la decisione del Consiglio federale del 29 gennaio scorso di incaricare il Dipartimento federale di giustizia e polizia di elaborare un progetto preliminare di legge volto a sancire il divieto di adozione all'estero.
Ai media, il responsabile del dossier, Beat Jans, aveva giustificato questo giro di vite col fatto che nessun diritto in materia di adozioni internazionali, neppure il più severo, può escludere il rischio di abusi. In passato, aveva fatto notare, si erano verificate numerose irregolarità, soprattutto nel periodo tra il 1970 e il 1999.
Jans si basava sul parere espresso da un gruppo di esperti. Quest'ultimo aveva sostenuto che una profonda revisione legislativa rappresenterebbe un impegno notevole, non proporzionale al numero di richieste di adozioni internazionali, che è nettamente in calo negli ultimi anni (circa 30 l'anno oggi, mentre in passato ammontavano a diverse centinaia).
Inoltre, nemmeno una radicale e profonda revisione legislativa sarebbe in grado di garantire una legalità assoluta. Gli esperti erano quindi giunti alla conclusione che la rinuncia definitiva fosse l'alternativa più efficace. Oltre a facilitare il controllo della legalità, essa tutelerebbe nel migliore dei modi i bambini.
La CAG-S, spiega una nota odierna dei servizi parlamentari, propone di modificare la mozione integrandovi gli scenari delineati dal gruppo di esperti, nel quale si prefigura un ventaglio di soluzioni che si estende dal divieto delle adozioni internazionali a una riforma del sistema.
Nella mozione si chiede inoltre di tenere conto delle reazioni suscitate dalla decisione governativa e della volontà espressa dal Consiglio nazionale. Il progetto preliminare di legge, sottolinea la nota, dovrà inoltre indicare le opzioni di cui si dispone per migliorare l'accesso alle informazioni sulle origini e l'assistenza alle persone impegnate nelle relative ricerche.




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