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SVIZZERASorveglianza elettronica negata, sconfessata la giustizia bernese

13.02.23 - 12:00
La Corte suprema rispedisce il caso a Berna
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Fonte Ats
Sorveglianza elettronica negata, sconfessata la giustizia bernese
La Corte suprema rispedisce il caso a Berna

LOSANNA - La richiesta di una donna che voleva sottoporre l'ex marito a sorveglianza elettronica va riesaminata. È quanto ha stabilito il Tribunale federale (TF), che rispedisce il caso alla giustizia bernese. Al contrario dei gradi precedenti, la Corte suprema non è certa che la misura sia inutile.

Al momento della sentenza sul divorzio dei due lo scorso aprile, il Tribunale regionale del Giura bernese-Seeland aveva pronunciato un divieto di contatto e di perimetro. All'uomo, condannato un anno prima per lesioni semplici, minaccia e vie di fatto nei confronti della moglie, era stato impedito di avvicinarsi a meno di 300 metri da lei, dai bambini e dal loro domicilio.

Allo scopo di tutelarsi, la donna in luglio ha depositato una domanda di monitoraggio elettronico. Un braccialetto o un dispositivo simile avrebbe dovuto determinare la posizione del suo ex.

La giustizia bernese ha però bocciato la richiesta, spiegando che in questo modo si sarebbe potuto solo raccogliere i dati, ma non garantire la sicurezza della richiedente. Se l'uomo si fosse avvicinato più del consentito, non sarebbe infatti scattato alcun allarme e la polizia sarebbe intervenuta unicamente su segnalazione.

Inoltre, stando ai giudici cantonali, il diretto interessato in passato si era già ripetutamente opposto agli ordini delle autorità. La misura non avrebbe quindi raggiunto il suo scopo, diventando irrilevante. Un punto di vista che, in una sentenza successiva a un ricorso pubblicata oggi, il TF non condivide. Per la seconda Corte di diritto civile, un'argomentazione del genere svuoterebbe di significato la legislazione sulla sorveglianza elettronica. Inoltre, è prematuro escludere a priori che il provvedimento avrebbe l'effetto dissuasivo auspicato, dato che l'uomo non è mai stato sottoposto a tale misura prima d'ora. Senza dimenticare, aggiungono i giudici di Mon Repos, che i movimenti registrati possono essere usati come prove.

Secondo il Codice civile, la sorveglianza elettronica può essere ordinata per un massimo di sei mesi e poi prorogata per periodi della stessa durata. I dati devono essere cancellati al più tardi entro un anno dal termine del provvedimento. Il caso torna dunque al Tribunale cantonale bernese. Questo dovrà valutare se gli interessi della ricorrente siano preponderanti rispetto ai diritti fondamentali dell'ex marito.

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