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MENDRISIOFabio Concato, il cantautore "malin-comico" arriva a Mendrisio

16.03.18 - 06:01
Il 31 marzo al Multisala Teatro Plaza ci sarà l'occasione per ascoltare uno degli autori più raffinati del panorama italiano
Giovanni Daniotti
Fabio Concato, il cantautore "malin-comico" arriva a Mendrisio
Il 31 marzo al Multisala Teatro Plaza ci sarà l'occasione per ascoltare uno degli autori più raffinati del panorama italiano

MENDRISIO - Sabato 31 marzo il Multisala Teatro Plaza di Mendrisio ospiterà il concerto di Fabio Concato. Il cantautore milanese sarà accompagnato da fedeli compagni di viaggio, i Musici - Ornella D'Urbano (arrangiamenti, piano e tastiere), Gabriele Palazzi Rossi (batteria), Stefano Casali (basso), Larry Tomassini (chitarre).

Nel corso della conversazione telefonica l'autore di classici della canzone italiana come "Fiore di maggio" e "Ti ricordo ancora" ha parlato di molte cose: ha illustrato il suo punto di vista sulla musica italiana, su cosa significhi per lui l'impegno nel sociale e ha anticipato che entro la fine dell'anno, con tutta probabilità, pubblicherà un nuovo album.

Che rapporto ha con la Svizzera, e il Canton Ticino in generale?

«Molto buono: uno si aspetterebbe di sentirsi dire così ma lo è sul serio. Vengo da molti anni lì e non solo per fare musica ma anche perché vado a trovare dei miei amici che ho almeno da 35 anni. Ci capito spesso e ci vengo sempre con grande. Non da ultimo, sono amato nel Cantone, cosa che naturalmente mi fa un grande piacere».

Non è che per caso il lago di “Domenica bestiale” è il Ceresio o il Verbano?

(ride, ndr) «No, è il Lago di Como, dopodiché ognuno se la vive come gli piace di più...»

Al concerto di Mendrisio si esibirà insieme a i Musici: per quest’occasione quale vestito indosseranno, se possiamo dire così, le sue canzoni?

«Quello che indossano da un po’ di tempo a questa parte: lavoro con loro ormai da nove anni, sono dei musicisti molto raffinati, sensibili e attenti, nonché delle persone deliziose e carine. Degli ottimi compagni di percorso, si sta bene in giro con loro».

Ha sempre paura di star fermo, come ha dichiarato in passato?

«Ci sto anche bene a casa, ma non devo restarci troppi giorni sennò comincio a guardare le valigie con una certa nostalgia. Mi manca il movimento, proprio a livello fisico, non è solo una cosa psicologica. Un neurologo o uno psicanalista mi disse una volta che qualcuno di noi produce delle sostanze tali per cui si deve muovere, altrimenti si crea sofferenza».

Il volontariato, l’impegno nel sociale, sono sempre un elemento importante nella sua vita?

«Direi proprio di sì. Guai se non fosse così. Sono in una situazione privilegiata da molti punti di vista, dunque non si capisce perché non dovrei fare una cosa del genere, anzi: dovremo farne un pochino di più tutti. Dare una mano alle associazioni, non solo economicamente, trovo che sia una cosa molto giusta e molto civile».

Ci sarà in futuro una canzone come fu “051 / 222525”, dedicata al Telefono Azzurro?

«Una canzone può essere più potente di dibattiti e tribune, proprio perché passa prima dal cuore. È verosimile che faccia qualcosa d’altro a quel livello, non voglio dire bello o brutto ma sicuramente importante per qualche altra associazione. Ci sto pensando già da un po’, non ho ancora capito per chi, le urgenze sono parecchie. Se uno può fare qualcosa, visto il potere che ha la musica e la canzone, direi che è meglio approfittarne. Confesso che ne avrei anche abbastanza bisogno: ogni tot di tempo ho necessità di fare qualche cosa di solido, di tangibile».

A proposito di urgenze, come vede l’Italia in questo momento?

«Fino a un mese fa sarebbe stata una domanda pazzesca, adesso forse lo è ancora di più. Non capisco francamente dove possano andare a parare, anche se credo che non ci vorrà moltissimo prima che si mettano d’accordo. Non la vedo molto bene...».

In passato lei ha dichiarato di non avere un’opinione molto positiva dell’industria musicale italiana: oggi le cose sono cambiate?

«No, direi di no. Non mi sembra che in giro ci siano cose molto diverse. Continuano a esserci i talenti, continua a esserci Maria De Filippi che, di fatto, è una talent scout di quelle micidiali, anche a sua insaputa a volte. Le case discografiche hanno incrementato un po’ le vendite, ma non ci sono più le possibilità per fare quello che si faceva una volta. È il sistema che è cambiato: oggi il digitale comincia a fruttare qualcosa a livello di diritti d’autore, ma anche questo ritorno al vinile e al giradischi mi piace moltissimo, vediamo quanto dura e se non è un abbaglio».

Cosa può fare un giovane musicista che rifiuta questo stato di cose?

«A meno che un autore di talento non incontri un ricco appassionato di bella musica… Come girano le cose oggi, l’unica è trovare un mecenate. Gli autori hanno bisogno di tempo e infatti oggi mancano o continuano a essere quelli che ci sono sempre stati. Alla fine, la crisi dipende anche da questo. Anche i musicisti, in effetti, si fa fatica a trovarli. Sicuramente ci sono, ma forse sono nascosti o intimiditi (ride, ndr). Vuol dire che si è inceppato qualcosa».

C’è qualcuno dei giovani italiani che le piace?

«Non sento della gran musica, non sento melodia, se manca quella si appiattisce tutto. Tutte le volte che penso ai giovani, però, mi viene in mente Niccolò Fabi, o Samuele Bersani, che non sono proprio di primo pelo. Credo che Rovazzi abbia dei numeri. Mi piace molto Brunori Sas, ma anche nel suo caso non stiamo parlando di un ragazzino. Ci sono magari delle cose brasiliane che mi piacciono un casino e che sono state scritte da un ventenne: perché non devo trovare un suo coetaneo, in questo benedetto Paese, che mi piaccia? Non è un fatto di generazione, meramente anagrafico. Sicuramente ci sono, ma non ce li fanno sentire».

Ha seguito l’ultimo Festival di Sanremo?

«Ci sono state delle buone cose: la canzone di Ron non era una buona canzone? Quella di Ornella Vanoni con Pacifico e Bungaro? Quella di Mario Biondi è una canzone micidiale, ma lo è stato per me e per altri tre miei amici. Secondo me Mario credeva che sarebbe arrivato ultimo, dopodiché non gliene è fregato un accidente ma ha fatto una cosa che gli piaceva e ha approfittato di una platea così grande per farla ascoltare. Non bisogna andare a Sanremo con “la canzone di Sanremo”, cos’è, una presa per il c…? Bisogna portare qualcosa in cui credi».

A proposito di Biondi, qualche giorno fa ha dichiarato che gli piacerebbe averla sul palco di uno dei concerti speciali del suo prossimo tour, a Roma o Milano: che ne pensa?

«Lui mi ha sempre stimato tantissimo, e io lo stesso. Se me lo chiederà andrò con un piacere infinito. Perché Mario non è solo bravo, è anche divertente fare le cose con lui».

Nelle sue canzoni alterna spesso malinconia e ironia: si definirebbe un “malin-comico”?

«Assolutamente sì. Forse anche perché meteopatico o perché sono un segno doppio con un ascendente doppio (anche se non ne capisco un accidente), ma mi capita alle 9.05 di essere malinconico e alle 9.10 di piegarmi dal ridere per qualcosa. Sono un sano nevrotico e anche questo è un segno che ci contraddistingue».

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