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MAR MEDITERRANEO

«Le acque di Gaza non sono sotto la sovranità di Israele»

La Flotilla non si ferma, anche se gli attivisti si attendono un arrembaggio da parte della Marina israeliana. «Siamo pronti»
IMAGO / Anadolu Agency
«Le acque di Gaza non sono sotto la sovranità di Israele»
La Flotilla non si ferma, anche se gli attivisti si attendono un arrembaggio da parte della Marina israeliana. «Siamo pronti»

ROMA - Alle 11.30 ora svizzera ha preso il via la conferenza stampa online annunciata dalla Global Sumud Flotilla e che avviene quando si è ormai nel momento chiave del viaggio delle imbarcazioni, che si trovano a circa 120 miglia nautiche da Gaza.

La tensione è salita nelle ultime ore, dopo che la Marina israeliana si è avvicinata alla Flotilla e una sua nave ha proceduto «pericolosamente vicina» all'Alma, l'imbarcazione di testa. Gli attivisti hanno denunciato una «pericolosa aggressione navale» e nelle prossime ore molti si attendono un abbordaggio. «Conosciamo le procedure. Conosciamo i protocolli. Quando saliranno a bordo delle nostre imbarcazioni, non opporremo resistenza. Siamo pronti» ha scritto su X David Adler, che fa parte dell'equipaggio di una delle imbarcazioni.

Altri attivisti parlano di aver avvistato rimorchiatori israeliani pronti a entrare in azione.

Alla conferenza stampa ha preso parte la relatrice speciale delle Nazioni Unite sui territori palestinesi occupati, Francesca Albanese. Un tentativo d'intercettare le navi «non sarebbe solo un'intimidazione e un atto di rappresaglia, ma un'altra violazione del diritto marittimo e della legge internazionale», ha dichiarato. La posizione della Flotilla è «assolutamente legale» e va letta come un «tentativo di costringere Israele a rispettare il diritto internazionale. Le acque di Gaza non sono sotto la sovranità di Israele e intercettare le imbarcazioni che sono dirette a Gaza sarebbe un'aggressione contro i Paesi delle bandiere che battono».

Tiago Avila, membro del comitato della Flotilla, ha dichiarato su Telegram: «Questa è la più grande iniziativa mai realizzata per rompere l’assedio: 41 barche, sostenute dal diritto internazionale e dalla volontà dei popoli del mondo. Rimaniamo impegnati nella non-violenza e nella creazione di un Corridoio Umanitario Popolare, un’ancora di salvezza per Gaza. La comunità internazionale ci ha affidato questa missione, e non falliremo».

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