Ci sarà giustizia per il popolo Tamil?

Sajeetan Kanakaratnam
Lunedi 1.marzo, in occasione del 46esimo consiglio dei Diritti Umani, a Ginevra si sono riuniti circa una migliaia di Tamil provenienti da tutta la Svizzera (rispettando le norme imposte dalla
Confederazione inerente al Covid-19). Essi hanno manifestato il loro dissenso contro il rapporto delle ONU, chiedendo che giustizia sia fatta contro il genocidio subito dal popolo
Tamil.
I partecipanti hanno manifestato pacificamente con bandiere del Tamil Eelam, cartelloni e striscioni. La manifestazione ha esposto le seguenti richieste: ottenere giustizia per i Tamil residenti nel Nord-est dell’Isola; ottenere una risposta per le 146’680 persone scomparse, ma soprattutto condurre un'indagine indipendente internazionale contro il genocidio dei Tamil e proibire all’esercito la continua occupazione del territorio Tamil.
Questa protesta non è avvenuta solo in Svizzera, ma da varie settimane avviene in tutto il mondo. Lo scorso 3 febbraio, i Tamil hanno marciato da Potthuvil a Polikandi, marcia durata quattro giorni, dove i Tamil avevano le stesse richieste e rivendicavano il loro territorio nord-est dell’isola. Potthuvil e Polikandi sono le città all’estremo est e nord della regione dei Tamil. Le due città distano 450 km tra di loro.
Il popolo Tamil che ha preso parte a questa marcia pacifica è stato minacciato di morte e ha ricevuto intimidazioni, ma nonostante ciò ha continuato fino alla fine, perché il desiderio di ottenere giustizia è maggiore di qualsiasi pressione esterna.
Il popolo Tamil continuerà a lottare pacificamente per ottenere la giustizia contro tutti i crimini subiti dal governo dello Sri Lanka e cercando di raggiungere l’obiettivo del Tamil Eelam indipendente, richiesta già fatta pacificamente tramite un referendum politico nel 1976.




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