USA-Russia, prove di disgelo: l'inviato di Putin è a Washington

Il rappresentante del Cremlino per la cooperazione economica con l'estero, Kirill Dmitriev, è arrivato negli Stati Uniti per colloqui ufficiali.
WASHINGTON/MOSCA - Prove di disgelo tra Mosca e Washington. Il rappresentante del Cremlino per la cooperazione economica con l'estero, Kirill Dmitriev, è arrivato infatti negli Usa per colloqui ufficiali, due giorni dopo che Donald Trump ha archiviato - per ora - il vertice con Vladimir Putin e annunciato sanzioni alle società petrolifere russe. Una mossa che conferma la volontà del presidente russo di mantenere aperto il dialogo con la Casa Bianca.
L'annuncio è arrivato a sorpresa, dopo che solo giovedì Trump aveva risposto con parole ironiche alle assicurazioni di Putin che le sanzioni a Lukoil e Rosneft «non avranno un impatto significativo» sull'economia russa. «Ve lo saprò dire tra sei mesi», aveva commentato il tycoon con un sorriso sarcastico.
E sullo stesso tono ha risposto il Cremlino: «Certo - ha detto ironizzando il portavoce Dmitry Peskov - vedremo cosa accade in sei mesi.... Vediamo quello che succede adesso, vediamo cosa è accaduto un anno e due anni fa, e, a Dio piacendo, vedremo cosa accadrà tra sei mesi e tra un anno...».
L'arrivo di Dmitriev negli Stati Uniti è stato confermato da lui stesso su Instagram - tra l'altro messo al bando in Russia - dove ha postato un'immagine della rotta del suo aereo in volo sugli Usa accompagnandola con le note della canzone 'Na Zare' ('all'alba), del gruppo pop sovietico Alyans, reinterpretata dal cantante contemporaneo Basta. Nelle prossime ore, ha scritto Axios, Dmitriev avrà un colloquio a Miami con l'inviato speciale Usa Steve Witkoff, che negli ultimi mesi ha incontrato più volte Putin al Cremlino.
Lo stesso Dmitriev ha annunciato che incontrerà «diversi membri dell'amministrazione» Trump per discutere di «come continuare il dialogo basato sul rispetto degli interessi della Russia». L'inviato di Putin ha anche denunciato i tentativi dei Paesi europei, «compresa la Gran Bretagna, di far fallire il dialogo diretto tra il presidente Putin e il presidente Trump».
Dmitriev, cresciuto negli Stati Uniti, con studi a Stanford e Harvard ed ex manager di Goldman Sachs, è colui che con Witkoff ha spinto di più negli ultimi mesi per un riavvicinamento tra Washington e Mosca. La scorsa settimana, dopo una telefonata di due ore e mezza fra Putin e Trump, Dmitriev, sottoposto a sanzioni americane fin dal 2022, ha lanciato l'idea di costruire un tunnel sotto lo Stretto di Bering che colleghi la Russia agli Usa, intitolandolo ai due presidenti.
Sulle sanzioni a Rosneft e Lukoil, che secondo notizie dei media potrebbero indurre i due principali acquirenti di petrolio russo, Cina e India, a ridurre le importazioni, si è espressa anche la governatrice della Banca centrale, Elvira Nabiullina. Si tratta di «un fattore negativo esterno», ma al momento yè improbabile che qualcuno possa prevedere con precisione l'impatto», ha detto. «Molto dipenderà da come il Paese si adatterà», ha aggiunto la responsabile dell'istituto regolatore, che oggi ha abbassato dal 17% al 16,5% il tasso di riferimento. Una mossa non legata alle ultime sanzioni ma attesa da tempo, dopo che una serie di rialzi a partire dal 2023 aveva portato il tasso fino al record del 21% per cercare di arginare l'inflazione.
Tuttavia la Banca centrale ha avvertito che «le aspettative inflazionistiche rimangono alte», e per questo «manterrà le condizioni monetarie tanto strette quanto necessario per riportare l'inflazione all'obiettivo» del 4%. Una notizia non buona per l'economia russa, alle prese con un forte rallentamento dopo la crescita record intorno al 4% dei due anni precedenti, alimentata anche dagli investimenti nel settore della Difesa. Nabiullina prevede per quest'anno un incremento del Pil limitato tra lo 0,5% e l'1%.




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