Facilità nella compravendita di armi: "A favore di cosche italiane?"
LUGANO - Arriva da Matteo Quadranti, Stefano Steiger, Franco Celio, deputati PLR, l'interrogazione al Consiglio di Stato che chiede lumi circa la presunta facilità nella compravendita di armi in Svizzera, e in particolare in Ticino.
"Nel corso del mese di settembre - si legge nell'interrogazione -, la stampa ticinese e quella italiana hanno riferito di due importanti inchieste condotte, sul versante elvetico, dal Ministero pubblico della Confederazione, sede distaccata di Lugano (inchiesta “Ombra”) e, sul versante italiano, dalla Procura antimafia di Milano (inchiesta “Ferro e fuoco”), che hanno condotto a degli arresti e scoperto un filone mediante il quale dalla Svizzera, e in particolare dal Ticino, personaggi legati alla ‘Ndrangheta si approvvigionavano di armi con estrema facilità".
Il rierimento è a pistole Manurhin, o di fabbricazione francese, a pistole Baikal, Kalashnikov, mitragliette Uzi e in generale ad armi automatiche o semiautomatiche acquistate in Ticino e/o nel Canton Uri, da un ticinese su richiesta di un intermediario italiano per conto delle cosche sopra menzionate. "Gli acquisti - si prosegue - avvenivano da parte del ticinese, pare spesso senza che venisse allestita una qualsivoglia documentazione, presso “armerie” e/o collezionisti nostrani che si dichiarano ignari della successiva loro destinazione. Le autorità inquirenti italiane evidenziano che la mafia calabrese si rifornirebbe in Svizzera perché la ritiene “un canale di approvvigionamento per così dire più tranquillo".




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