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CANTONE / ARGENTINALa voce dei ticinesi in Argentina: «Chiediamo più visibilità»

11.08.23 - 22:01
Il legame tra il nostro Cantone e i discendenti dei molti coraggiosi viaggiatori che sono giunti in America latina è ancora vivo.
Carolina Poma Druetta
Carlos Poma, assieme alla moglie Yolanda, in visita a Brusino Arsizio.
Carlos Poma, assieme alla moglie Yolanda, in visita a Brusino Arsizio.
La voce dei ticinesi in Argentina: «Chiediamo più visibilità»
Il legame tra il nostro Cantone e i discendenti dei molti coraggiosi viaggiatori che sono giunti in America latina è ancora vivo.

BRUSINO ARSIZIO / METAN SALTA - Un legame forte, intrinseco nel passato (in parte condiviso) di due mondi lontani. Tra il Ticino e l’Argentina scorre un filo invisibile che racconta storie di speranze, sogni e delusioni. Sono stati infatti migliaia gli emigrati ticinesi che hanno lasciato il nostro cantone in cerca di un futuro migliore in Sud America. I manuali di storia parlano di 6'000 - 9'000 ticinesi giunti a Buenos Aires tra il 1880 e il 1900. Dopo anni di distanza c’è ancora chi quel legame lo sente sulla propria pelle.

Un legame storico - Carolina Poma Druetta, nata e cresciuta in Argentina, ci racconta la storia della sua famiglia ripercorrendo le sue origini ticinesi e riscoprendo la ricchezza di una doppia identità divisa tra due culture. Un amore per il Ticino trasmesso dal padre Carlos, chirurgo di professione deceduto recentemente. «Sono nato in Argentina, ma mi sento ticinese», diceva spesso il padre, come ci racconta Carolina. Ma riavvolgiamo il nastro.

Il legame con la Svizzera, e con il Ticino in particolare, non si è consumato negli anni ma, per volontà dello stesso Carlos, è stato rinnovato e coltivato. «La cittadinanza svizzera è molto importante per noi. Trovo che sia il modo con cui la Confederazione ci onora e si ricorda di noi», parole che esprimono gratitudine e orgoglio verso quella che rimane una parte importante della sua identità. 

Da Morcote a Rosario de Santa Fe - Fu il bisnonno di Carolina che nel 1898 decise di lasciare Morcote per cercare fortuna in America latina raggiungendo Metán Salta, una cittadina a nord di Buenos Aires. A metà del 19esimo secolo le politiche del governo argentino hanno convinto molti cittadini europei, tra i quali anche molti ticinesi, a lasciare il Vecchio Continente. «Il governo di quel tempo si assumeva i costi dei biglietti e dell'alloggio fino a quando non si trovava un posto di lavoro». 

«Promuovere il benessere generale e garantire la libertà per noi, per la nostra prosperità e per tutti gli uomini del mondo che vogliono vivere sul suolo argentino», recitava il presidente argentino Domingo Faustino Sarmiento nel 1869.

Tra due identità - Inizialmente dalla famiglia Poma sono partiti due sorelle e due fratelli. Tornati in Ticino per raccontare l'esperienza, l’entusiasmo dei primi coraggiosi viaggiatori ha contagiato anche il bisnonno, Carlos Poma Fantoni. Giunto in Argentina a soli 20 anni Carlos ha ritrovato zii e parenti che hanno facilitato l’integrazione con la nuova realtà. «Hanno costruito un clan, ma non si sono chiusi su se stessi. Hanno messo le loro qualità a disposizione del villaggio che li ha accolti contribuendo alla trasformazione della città», ci spiega Carolina. 

Un binomio e un intreccio di due identità difficili da sciogliere. Eppure la famiglia non ha mai dimenticato la terra di origine. Un sentimento trasmesso anche a Carolina, rappresentata assieme ad altre cinque persone della Delegazione degli Svizzeri all’Estero. Un ruolo che ha abbracciato con entusiasmo. «Siamo fieri delle nostre origini svizzere». 

La voce dei ticinesi in Argentina - Nelle parole di Carolina traspare tutto l'orgoglio per una parte importante della propria identità. «Siamo però alla ricerca di più visibilità in Svizzera. Vogliamo ottenere un ruolo più partecipativo». Una visibilità ottenuta in parte grazie alla rete Swisscommunity che unisce gli svizzeri sparsi in tutto il mondo. Una bella iniziativa che permette di mantenere i contatti con la madrepatria. 

Eppure, secondo Carolina, non basta. «Come organizzazione degli svizzeri in Argentina siamo molto attivi, organizziamo attività e incontri vari». Lo Swisscampus, organizzato dalla FASRA (Federación de Asociaciones Suizas de la República Argentina) è senza dubbio l’evento centrale. Quattro giorni in cui i bambini e ragazzi possono approfondire la cultura svizzera. Un legame forte destinato a durare nel tempo malgrado siano passati anni dal primo sbarco ticinese in Argentina. «Il legame con la Svizzera non è destinato a sparire, anzi. Sono sicura che grazie alle nuove tecnologie e ai nuovi mezzi di comunicazione, il sentimento di appartenenza alla comunità ticinese non svanirà negli anni. Anzi, è un impulso destinato a crescere. Sento che la distanza si sta riducendo». 

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