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CANTONETutto per colpa di un manoscritto: «Hanno minacciato la mia famiglia»

30.12.22 - 06:30
Lo sfogo della prof. Carla Rossi, attualmente al centro di una querelle accademica internazionale: «Una macchia su 30 anni di carriera»
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Tutto per colpa di un manoscritto: «Hanno minacciato la mia famiglia»
Lo sfogo della prof. Carla Rossi, attualmente al centro di una querelle accademica internazionale: «Una macchia su 30 anni di carriera»

LUGANO - Se c'è qualcuno che non ha passato un buon Natale è senz'altro la professoressa Carla Rossi. L'accademica luganese, docente nominata all'Università di Zurigo, proprio a ridosso di queste Feste è finita al centro di una querelle internazionale partita da un blog Oltremanica e risuonata, di social in social, fino in Svizzera e in Ticino.

«All'improvviso sono iniziate ad arrivare mail e messaggi molto aggressivi da gente che non conoscevo e da indirizzi anonimi o con nomi fasulli», racconta Rossi a tio.ch, «in alcuni casi erano proprio minacce aperte, anche alla mia famiglia. Sono stati giorni davvero difficili e non posso negare che la mia salute ne abbia risentito». Da qui la decisione di sporgere denuncia alle autorità competenti.

Un “caso” esploso in Inghilterra

Ma andiamo con ordine, tutto parte da uno studioso medievista britannico e da un testo scritto da Rossi ed edito da Receptio, il centro ideato e gestito dalla luganese. All'interno di questa pubblicazione - sostiene l'inglese - l'autrice avrebbe ripreso alcuni passaggi e un'immagine di un manoscritto, senza citare la fonte. 

Da qui l'uomo, in cerca di delucidazioni, ha contattato gli uffici di Receptio a Londra e, non soddisfatto dalle risposte, ha iniziato a indagare partendo proprio dal sito web e pubblicando i risultati sul suo blog, in una serie di post che poi hanno iniziato a circolare diventando relativamente virali nel mondo accademico.

A non convincere il britannico sono inizialmente le foto del personale e delle location, stando a lui la ricerca internet avrebbe dato riscontri abbastanza sorprendenti, ovvero che parte del personale impiegato dal Centro, sarebbe in realtà composto da persone fittizie le cui foto sarebbero state scaricate dai siti di foto stock (quelli delle immagini generiche e d'archivio, ndr.).

Una tesi, questa, che Rossi nega, ammettendo però una sua leggerezza. In una versione data ai colleghi di 20 Minuten, e confermata anche a tio.ch, conferma che il sito web riportava delle foto generiche di "riempitivo" e che avrebbero dovuto essere sostituite a breve: «Il motivo è che il sito web è sempre rimasto un po' in dietro, siamo in pochi e non si può sempre fare tutto, e così l'aggiornamento è stato posticipato, anche per motivi di costi».

«Così si macchiano 30 anni di carriera»

Altro punto delicato sollevato dal blogger è la questione della sede londinese, anche questa con spazi vista Tamigi illustrati da foto stock, mentre per quella luganese di Orlino le foto sono reali. Come mai? «A Londra abbiamo solo l'ufficio amministrativo, al quale si può recapitare la corrispondenza oppure consegnare testi e libri che poi ci verranno recapitati», conferma Rossi. Nel momento in cui scriviamo, sul sito di Receptio, la sede londinese non è più citata.

Non convinto da quanto scoperto, l'inglese ha così iniziato a mettere in dubbio l'intero percorso di Rossi raccogliendo citazioni da altri utenti Twitter e andando anche a farle i conti in tasca, citando l'ammontare degli assegni di ricerca ottenuti dal Fondo Nazionale Svizzero. 

Per la luganese questo è davvero un colpo basso: «Si tratta di fondi ottenuti lungo una vita e non solo da me, anche da ricercatori e progetti a cui ho lavorato... E pensa davvero che il Fondo sostenga progetti così, senza motivazioni? È una cosa davvero spregevole, così si mettono in dubbio 30 anni di carriera e in un mondo come quello accademico queste macchie sono difficili da cancellare».

L'Uni di Zurigo: «Vale la presunzione d'innocenza»

A proposito di atenei, cosa sta facendo a riguardo l'Uni di Zurigo presso il quale Rossi è ancora professoressa? Stando a quanto confermato dall'Università, sempre ai colleghi di 20 Minuten, la questione è al vaglio del comitato etico ma «vale sempre la presunzione d'innocenza». Una presa di posizione, questa, che smentisce alcune voci legate agli articoli del blog britannico secondo le quali il ruolo le sarebbe stato sospeso: «Anche questa è una cantonata, visto che non sto tenendo lezioni a Zurigo il titolo decadrà naturalmente questo aprile, non c'è niente di scandaloso».

Stando a lei i problemi da sollevare sono ben altri: «Nessuno si è chiesto: chi è questo signore che mi attacca, chi lo spalleggia? È da solo o utilizza altre identità fasulle? Perché lo fa, e perché così? Se c'era di mezzo solo un contenzioso accademico non potevamo risolverlo con un confronto, un convegno o una pubblicazione? È così che si fa in questi casi».

Un argomento, questo delle identità fittizie, che è stato sollevato però in relazione alla stessa Rossi anche su alcuni post social nostrani. La luganese, quindi, ha mai usato pseudonimi? «Li ho usati, sì. Ma solo quando ho scritto romanzi o testi che non fossero puramente accademici, così mi è stato detto di fare quando ho iniziato il mio percorso all'interno dell'Università e così ho continuato a fare negli anni a venire per tenere le due cose separate. L'ho fatto e non è un segreto, è scritto anche sulla mia pagina Wikipedia che tra l'altro in questi giorni è stata insudiciata e modificata...». 

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