Marco Carta: «Io e Sirio vorremmo un figlio»

La confessione del cantante: «Pronti ad adottare o a ricorrere all’utero in affitto»
MILANO - È tornato in radio con un singolo, “Mala Suerte”, ma nella sua intervista a Vanity Fair Marco Carta si concentra soprattutto sulla sua vita privata. Il cantante 36enne ha parlato della sua omosessualità e del perché l’abbia nascosta nei primi anni della sua carriera. «Mi faceva soffrire l’idea di dovermi nascondere, di non poter camminare mano nella mano con il mio fidanzato, con il quale a ottobre festeggio i sette anni d’amore. Non mi è mai interessato presentarmi al Muccassassina urlando: 'Sono gay'. Volevo solo vivere con normalità il mio rapporto».
Con il compagno Sirio le cose vanno a gonfie vele, al punto che Carta confessa di pensare a impegnarsi in maniera ancora più seria. «Mi piacerebbe molto sposarmi, e di certo lo farò. Prima, però, vorrei si esaurisse l’emergenza sanitaria. Vorrei ricordarmi il giorno delle mie nozze per tutta la vita, festeggiare con gli amici e una serenità che sia vera e totalizzante». E quanto all’idea di diventare padre, dice: «Trovo triste che in Italia una coppia omosessuale non possa avere un figlio. L’utero in affitto è una pratica molto lontana dallo spirito ecclesiastico che ha l’italiano, e lo capisco. Però, ci sono migliaia di bambini che crescono senza genitori, in orfanotrofi. Mi chiedo perché non dar loro due papà».
E conclude: «Mi piacerebbe adottare e mi piacerebbe mettere al mondo un figlio con un utero in affitto, nome tremendo per questa pratica. Non la trovo disumana, se all’origine c’è l’atto consapevole e compassionevole di una donna, che decide di aiutare un amico, un familiare, un estraneo. Lo sfruttamento, quello e solo quello, è da condannare».




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