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«Da una parte della strada il funerale, dall'altra l'aperitivo e lo shopping»

LUGANO/ KYIV«Da una parte della strada il funerale, dall'altra l'aperitivo e lo shopping»

14.10.24 - 06:30
L'autoproduzione del regista Vito Robbiani: le contraddizioni della guerra attraverso la normalità di quattro redattrici di ELLE Ucraina.
Foto di Andrea Oreni
«Da una parte della strada il funerale, dall'altra l'aperitivo e lo shopping»
L'autoproduzione del regista Vito Robbiani: le contraddizioni della guerra attraverso la normalità di quattro redattrici di ELLE Ucraina.

LUGANO/ KYIV - Quattro donne. Quattro giornaliste della rivista ELLE Ucraina. Hanno continuato a scrivere di moda e di bellezza mentre la loro Kyiv veniva bombardata e distrutta. Le ha seguite il regista ticinese Vito Robbiani, dando la luce al documentario autoprodotto "Berehynia - Le donne di Kyiv".

Il suo documentario racconta di due Ucraine: una al maschile e una al femminile.
«Quella al maschile, al fronte a combattere, non l'abbiamo trattata. Perché ne parla già l'attualità. Abbiamo raccontato quella al femminile, attraverso la resilienza delle quattro redattrici».

Cosa le hanno lasciato queste quattro donne?
«La capacità di adattarsi a una situazione tremenda. Tra loro c'era anche una ragazza incinta. Fa effetto pensare a una persona che sta per fare nascere una nuova vita in un contesto così desolante e drammatico».

Perché ELLE come punto di partenza?
«Andrea Oreni, amico che si occupava di moda, mi ha riferito che ELLE continuava a pubblicare senza particolari variazioni. E lì abbiamo capito che c'era una storia da raccontare».

Lei aveva vissuto Kyiv anche prima del 2022.
«Gli ucraini in realtà hanno una data spartiacque che è quella del 2014 quando è iniziata l'invasione. Poi c'è quella del 2022 che equivale alla guerra totale da parte della Russia. Io ero stato a Kyiv nel 2012. Poi nel 2013 in Crimea a fare un giro in bicicletta, un anno prima che venisse invasa. Kyiv l'ho ritrovata quasi simile. Ma sono i dettagli a fare la differenza. Ti accorgi magari che una strada è bloccata perché difesa da soldati. O che alle dieci di sera i bar iniziano a chiudere perché c'è il coprifuoco».

L'occhio del documentarista cerca anche la distruzione. L'ha trovata?
«In pochi mesi molte cose sono state ricostruite. È incredibile come gli ucraini sappiano riparare in fretta quanto viene distrutto. Penso si tratti anche di una questione di orgoglio. Vogliono dimostrare di essere in grado di andare avanti. Riparare le cose significa essere pronti alla vittoria in un certo senso».

Torniamo alle donne di ELLE. Come hanno vissuto questa normalità nell'anormalità?
«Hanno cambiato la linea editoriale soprattutto a partire dall'ufficializzazione della guerra a largo spettro. La loro rivista parla sempre di moda e di bellezza, considerando però quello che capita nel Paese. Trasformare ELLE in un veicolo di sensibilizzazione è un modo per lottare. Chi non è al fronte a combattere, combatte in altro modo».

Il titolo è accompagnato da una parola ucraina, Berehynia: che significa?
«È il nome di una donna simbolo ucraina che protegge il popolo. Una figura mitologica molto riconosciuta tra la popolazione. Tanto da avere una statua nella piazza principale di Kyiv».

Il documentario racconta anche la vita di persone intervistate dalle redattrici di ELLE.
«Sì. Mi sono rimaste impresse ad esempio alcune donne volontarie che costruiscono a mano le tute mimetiche per i cecchini. L'ho visto come un tentativo di essere attive in questo momento storico. Abbiamo incontrato anche stilisti. Ci dicevano che la moda è un modo per promuovere la cultura ucraina. Abbiamo inoltre filmato la prima ballerina di Kyiv che continua a lavorare».

Ascoltando le sue parole sembra di risentire il grande Leandro Manfrini quando diceva che la guerra è quel luogo in cui ci sono le bombe, certo, ma c'è anche la vita che va avanti.
«È proprio così. C'è una certa schizofrenia. Abbiamo assistito al funerale di una ragazza intervistata da ELLE un anno prima perché partiva come dottoressa al fronte. Durante la cerimonia, dall'altra parte della strada c'era chi faceva shopping o consumava un aperitivo».

Che idea si è fatto del popolo ucraino?
«È molto europeo nel modo di pensare. Si sente ferito e toccato. L'Ucraina ha il desiderio di tornare a essere un Paese che conta».

E dei russi invece cosa pensa?
«Sono stato in Russia tante volte. È un popolo che mi piace molto. Chiaramente non mi piacciono il regime e la propaganda, così intensa da aver condizionato anche l’empatia...». 

"Berehynia - Le donne di Kyiv" in prima visione mondiale
L'appuntamento è per sabato 19 ottobre alle 14 presso il Cinema Corso di Lugano, nell'ambito del Film Festival Diritti Umani Lugano. "Berehynia - Le donne di Kyiv" è un documentario di 60 minuti in versione originale con sottotitoli in lingua italiana. All'evento presenzieranno il regista Vito Robbiani e l'autore del progetto Andrea Oreni. La prevendita è disponibile su Biglietteria.ch.
 

La trama
Un gruppo di donne, la redazione di ELLE Ucraina, continua a pubblicare la famosa rivista di moda e bellezza a Kyiv nonostante la guerra che le circonda. Il film mostra l’eccezionalità di una quotidianità surreale fra interviste e attività di volontariato e il suono delle sirene. Uno sguardo attento su come la normalità diventa un atto di ribellione e di coraggio, attraverso le storie di quattro donne intrecciate nel cuore pulsante di una Kyiv in lotta.

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COMMENTI
 

sergejville 3 sett fa su tio
Dopo il 1949 ogni europeo dovrebbe fare qualcosa per aiutare un Paese sotto attacco, Anche solo per il rispetto della nostra storia. E a difesa delle democrazie. Ognuno ha il dovere fare qualcosa per la gente che è obbligata a scappare, fare qualcosa per la gente sotto i bombardamenti, fare qualcosa per condannare o combattere l'invasore; con ogni possibilità e mezzo. La Russia (con i loro amici nord coreani o iraniani), deve essere condannata, senza se e senza ma. NON è concepibile accettare una politica di invasione e attacco, prepotenza e violenza (soprattutto contro le ex repubbliche sovietiche, UKR in primis). Gloria all'UCRAINA!
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