«Non gli auguro la morte, ma il carcere a vita»

Dieci anni dopo il massacro di Rupperswil, parla per la prima volta il fratello della madre della famiglia sterminata da Thomas N.
RUPPERSWIL - Sono passati dieci anni dal quadruplice omicidio di Rupperswil, uno dei delitti più atroci della storia svizzera. Oggi, per la prima volta, Manuel Freiburghaus, fratello di Carla S. - la madre della famiglia sterminata dal killer - rompe il silenzio sul crimine che ha distrutto la sua famiglia.
Il delitto - Il 21 dicembre del 2015, lo ricordiamo, il pluriassassino Thomas N. ha ucciso, tagliando loro la gola, una madre di famiglia 48enne, i suoi due figli di 13 e 19 anni e un'amica 21enne del primogenito, che si trovavano tutti a casa della donna per l'imminente Natale.
Prima di assassinarli, ha inoltre mandato la madre a prelevare 11.000 franchi in due banche e ha abusato sessualmente del figlio minore. Dopo il massacro, ha tentato di cancellare le tracce dando fuoco all'abitazione. È stato arrestato a quasi sei mesi dai fatti, mentre stava preparando analoghi attacchi ai danni di altre famiglie nei cantoni di Soletta e Berna.
L'impatto della tragedia - Freiburghaus racconta a Blick l’impatto devastante della tragedia: «È stato un sestuplo omicidio», afferma, riferendosi ai propri genitori che dal delitto che li ha privati della figlia e dei nipoti non «sono mai più stati gli stessi».
Della madre ricorda: «Il suo dolore la teneva prigioniera». Solo la morte ha potuto liberarli dall’atroce sofferenza: lei è morta a marzo 2022, lui due settimane dopo. Lui stesso ammette di vivere ancora «per inerzia»: «Non riuscivo nemmeno a piangere», racconta.
Il ricorso - Condannato all’ergastolo, recentemente il Tribunale amministrativo ha parzialmente accolto un ricorso presentato dallo stesso condannato per ottenere la possibilità di seguire una terapia riabilitativa psichiatrica (che gli era stata negata). Ora spetta al Cantone di Argovia verificare se Thomas N. potrà accedervi o meno in carcere. Qualora autorizzassero l'internamento terapeutico, significherebbe che «il carnefice di Rupperswil tra cinque anni potrebbe essere un uomo libero», ha dichiarato al Blick l’avvocato André Kuhn.
Per Freiburghaus è «incomprensibile». Rappresenterebbe «un altro colpo inflitto» alla sua famiglia.
«Rimanga in carcere a vita» - Nel suo racconto, ricorda con affetto la sorella: instancabile tra lavoro, casa e figli, e il suo ultimo gesto di coraggio. «Ha lottato per i suoi figli fino alla fine», sottolinea.
Oggi tutti riposano nello stesso cimitero: Carla, Dion, Davin, Simona e, accanto, Rösly e Georges, i genitori. La famiglia è di nuovo insieme, tranne Manuel Freiburghaus, l’unico sopravvissuto. «L’unica giustizia», dice, «è che Thomas N. non esca mai più». Per lui significa: nessuna terapia, nessuna prospettiva di libertà, nessun rischio per la società. «Spero che la politica rifletta e agisca, così che nessuna famiglia debba vivere ciò che abbiamo vissuto noi». Con le sue azioni, sei persone hanno perso la vita.




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