Locarno Film Festival e lo schermo di Livio Vacchini

L'architetto prende posizione sulla decisione di pensionare la struttura
Ho appreso con sorpresa e amarezza che la Direzione del Locarno Film Festival ha deciso di pensionare, già dall’edizione 2025, il celebre schermo di Piazza Grande ideato nel 1971 dall’architetto locarnese Livio Vacchini. La motivazione principale sembra essere la volontà di ridurre tempi e costi di allestimento. Ritengo questa decisione discutibile, trattandosi non solo di una struttura iconica del Festival, ma di un’opera rappresentativa dell’architettura contemporanea svizzera.
Lo schermo, simbolo riconosciuto del Festival, è un bene collettivo e culturale che non può essere liquidato come un semplice onere finanziario. All’inizio degli anni ’70, con il Festival in crisi, Vacchini (con Paolo Moro) progettò un allestimento innovativo e potente: uno schermo gigante di 22 x 10 metri, una quinta scenica che chiude la Piazza verso il lago e la cabina di proiezione ricavata da 2 scocche di piscine. Le facciate di Piazza Grande divennero le pareti di una sala cinematografica a cielo aperto, la volta celeste il suo soffitto, l’acciotolato il parterre dove appoggiare le sedie, in un sapiente dialogo tra architettura effimera e spazio urbano.
Il progetto si colloca nel clima di sperimentazione architettonica degli anni ’60-’70, quando si rifletteva sull’uso dello spazio pubblico. È significativo che, proprio nel 1971, venisse anche annunciato l’esito del concorso per il Centre Pompidou di Parigi, altro esempio di grande struttura tralicciata. Vacchini, in un’intervista al “Dovere” (1971), parlava di “sala all’aperto” come forma di contatto popolare, dove il Festival potesse inserirsi nel cuore della città.
Lo schermo e la cabina aggiornati nel corso degli anni andrebbero tutelati come patrimonio culturale, anche se provvisori. Una manifestazione che promuove la cultura cinematografica dovrebbe tenere conto del valore culturale delle sue strutture più iconiche.
Il Locarno Film Festival ha saputo distinguersi proprio per l’armonica integrazione delle sue strutture con il contesto urbano storico, al contrario delle altre manifestazioni di tipo commerciale, anche grazie all’apporto di un altro architetto locarnese, Michele Arnaboldi, autore del padiglione alla Magnolia e dell’ingresso alla Piazza. Queste architetture effimere sono ormai simbolo dell’estate locarnese, contribuendo da decenni alla crescita culturale e turistica della regione.
Alla luce di ciò, ritengo essenziale avviare un dibattito pubblico e invitare il CdA del Festival e le autorità a riflettere sull’opportunità di conservare le strutture progettate da Vacchini e Arnaboldi.
Eliminare lo schermo significa dimenticare le radici locarnesi del Festival e privarlo di un elemento identitario profondo. Salvaguardarlo è un dovere verso la storia e la cultura del Ticino.
Michele Bardelli, architetto già municipale di Locarno