«Abbiamo paura che vengano a prenderci da un momento all'altro»

La famiglia di Fathima, 14 anni, è in una condizione disperata. E a Chiasso la vicenda sta diventando una questione di cuore e di umanità. Il video.
La famiglia di Fathima, 14 anni, è in una condizione disperata. E a Chiasso la vicenda sta diventando una questione di cuore e di umanità. Il video.
CHIASSO - «Noi vogliamo restare qui. Se tornassimo in Sri Lanka per la mia famiglia sarebbe un incubo». Fathima, 14 anni, ha la voce rotta dall'emozione mentre pronuncia queste parole. Al suo fianco ci sono i fratellini di sette anni e di un anno e mezzo. In disparte, sul piazzale delle scuole medie di Chiasso, i genitori della stessa ragazza, commossi.
Quel discorso all'accensione dell'albero – Questa famiglia composta da cinque persone rischia di dovere lasciare la Svizzera e tornare in Sri Lanka, Paese in cui sarebbe perseguitata per motivi religiosi e politici. A Chiasso, dove Fathima e i famigliari vivono ormai da sei anni, la questione è talmente sentita che il sindaco Bruno Arrigoni ne ha parlato anche in occasione dell'accensione ufficiale dell'albero natalizio, a inizio dicembre.
La raccolta firme – In parallelo la popolazione ha lanciato una raccolta firme. Affinché le autorità cambino idea, concedano un permesso B a queste persone e permettano loro di restare. Lo testimonia Marco Calò, direttore della scuola media. «Ci siamo attivati in prima linea. Perché Fathima è una nostra allieva, benvoluta da tutti. E sappiamo che anche la sua famiglia è decisamente integrata».
Un’idea nata dal basso – Calò poi precisa: «La nostra scuola si prende cura della ragazza come fa con tutti gli allievi. Non viene chiesto un privilegio, ma una continuità di vita. Fathima vive qui, studia qui, ha relazioni qui, il suo futuro è qui, e lo stesso vale per la sua famiglia. Il permesso B non è un premio, ma uno strumento per evitare una rottura. Vivere nell'incertezza gioca un ruolo negativo nell'apprendimento e nel benessere delle persone. La petizione è nata dal basso, dalle persone che conoscono Fathima e la sua famiglia».
Terrore – «Il clima in casa nostra è molto triste – dice Fathima –. Siamo in costante attesa. Abbiamo paura che vengano a prenderci da un momento all'altro e che ci rimandino in Sri Lanka. Non possiamo più tornare lì. Mio padre era già stato rapito. Ha subito violenze. Rappresentiamo anche una minoranza religiosa, quella musulmana (la fede principale è quella buddista). Questo è un problema nel nostro Paese. Non ci sentiremmo più al sicuro».
In Svizzera dal 2020
La famiglia di Fathima è in Svizzera dal gennaio del 2020. È fuggita da minacce, ricatti, estorsioni, aggressioni. La domanda d’asilo è stata respinta dalla Segreteria della Migrazione (SEM) nel 2022. Nel 2024 il Tribunale Amministrativo Federale ordina l'allontanamento del nucleo dalla Confederazione, ma nel frattempo nasce il figlio più piccolo e la stessa famiglia fa la richiesta per ottenere un permesso B.
La vicenda, col passare del tempo, è diventata un ginepraio. A luglio 2025 l’Ufficio della migrazione comunica alla famiglia di Fathima che non risulterebbero esserci i presupposti per il permesso B. La decisione, tramite un avvocato, è stata impugnata presso il Servizio dei ricorsi del Consiglio di Stato. Unitamente è stata chiesta in via provvisoria la sospensione dell’esecuzione dell’allontanamento.





