La tassa militare fa gola, ma poi attaccano il Servizio civile...

Massimiliano Ay, granconsigliere del Partito Comunista ed ex-civilista
Il 1º marzo 2025 l’esercito svizzero contava circa 146’700 incorporati. A causa delle partenze anticipate, esso lamenta che l’organizzazione di alcuni corsi di ripetizione sarebbe a rischio. La colpa sarebbe – stando al governo – dei troppi coscritti che, dopo aver indossato l’uniforme e aver toccato con mano la realtà (evidentemente deludente) delle nostre caserme, preferiscono rendersi utili diversamente e chiedono quindi il passaggio al Servizio civile sostitutivo, un diritto garantito dalla Costituzione federale sin dal 1996.
Eppure i dati dicono altro: tra i trentenni di una classe di leva, infatti, circa il 35% sono ancora militari, mentre il 13% è incorporato nella Protezione Civile (PCi) e ben il 37% non presta più alcun servizio per motivi prevalentemente medici. Solo il 14% risulta astretto al Servizio civile sostitutivo (SC). E allora perché ci si accanisce contro quest’ultimo?
Il dato di realtà è che l’esercito svizzero è in crisi di attrattività e infatti in molti trovano una scorciatoia per farsi licenziare e ciò avviene soprattutto tramite la via medica e non passando al SC. In effetti la via medica conviene anche allo stesso esercito, perché ...si paga! Chi viene esentato per motivi fisici e chi viene incorporato nella PCi paga infatti la tassa d’esenzione, chi invece fa un Servizio civile no anche perché presta un numero maggiore di giorni di lavoro rispetto a una recluta.
L’esercito si faccia dunque un esame di coscienza: 1) se persino ufficiali e sottufficiali scappano (e non solo reclute presuntamente svogliate), i motivi vanno cercati al suo interno; e 2) se davvero mancano effettivi, si inizi a verificare le procedure delle commissioni sanitarie che fanno di tutto per incassare la tassa militare.
I civilisti, per contro, sono gli unici che non cercano scorciatoie opportuniste e anzi lavorano 1,5 volte in più rispetto ai loro colleghi in divisa. E lo fanno accanto ai nostri contadini di montagna, nelle case per anziani, negli istituti socioeducativi, ecc.
Per questo discriminarli e continuare a peggiorare l’accessibilità al SC è ingiusto e per questo ho firmato il referendum contro la revisione della Legge sul Servizio Civile: perché è un servizio utile che non deve venir smantellato! L’esercito impari piuttosto a fare il suo lavoro senza danneggiare chi già lo fa bene...



