Natale al lavoro: «Tanta cura e amore. Esserci non è mai un peso»

A fianco di chi necessita di cure e sostegno, anche il 25 dicembre, ci sono il dottor Roberto Luraghi e l’operatore sociale Marco D’Erchie.
A fianco di chi necessita di cure e sostegno, anche il 25 dicembre, ci sono il dottor Roberto Luraghi e l’operatore sociale Marco D’Erchie.
BELLINZONA/MENDRISIO - Natale, che passione. Ma sono tante le persone che in Ticino, ieri, hanno lavorato. E molte di loro hanno passato questa giornata speciale aiutando chi è malato o vive una situazione di difficoltà.
Tra loro ci sono il dottor Roberto Luraghi, medico capoclinica della Clinica di cure palliative dell’Ente Ospedaliero cantonale, e Marco D’Erchie, operatore sociale del centro di accoglienza Casa Astra di Mendrisio.
«C'è una tristezza legata al Natale» - «Mi sono offerto volontario per lavorare il 25 perché i miei figli ormai sono grandi, e il Natale ha un altro peso», ci spiega il dottor Luraghi. E nel periodo delle festività l’attenzione dedicata a chi non sta bene è ancora maggiore: «I pazienti che curiamo hanno malattie progressive incurabili e vanno verso la fine della vita. Si tratta di pazienti oncologici o con altre patologie croniche a prognosi limitata come possono essere quelle cardiologiche, pneumologiche e neurologiche. Tutta l’équipe sa che si tratta di pazienti fragili, sappiamo cosa stanno passando e che nel giorno di Natale chi si regge in piedi se ne va a casa e chi non ce la fa deve essere accudito con ancora più attenzione. Parliamo di persone veramente provate dalla malattia in cui naturalmente affiora una maggiore tristezza legata al Natale».
Vicini ai pazienti - I curanti, ad ogni modo, fanno del loro meglio per regalare un sorriso ai pazienti. «Nel reparto di cure palliative abbiamo un rapporto personale curante/numero di pazienti più favorevole rispetto alla norma», sottolinea Luraghi. «È presente un infermiere ogni tre pazienti, invece che un infermiere ogni 8-10 pazienti. Questo ci dà la possibilità di sviluppare maggiormente la relazione e ci permette di passare molto più tempo con loro, facendoli chiacchierare e aprire».
Visite senza limiti - Nel reparto, inoltre, l'accesso concesso ai parenti è pressoché illimitato. «Sia a Lugano che a Bellinzona il paziente può essere raggiunto dal familiare quasi 24 ore su 24. Non dobbiamo sottostare alle limitazioni degli altri reparti, che hanno orari di visita specifici, quindi i pazienti possono beneficiare a lungo della compagnia e del conforto dei loro familiari».
Tra le corsie, intanto, si prova a portare un po’ di magia natalizia. «Ci sono riferimenti festosi, alberi stilizzati e decorazioni. Cerchiamo di ricostruire per quanto possibile un ambiente che ricordi le festività», conclude il medico.
Emozioni natalizie - Ma anche a Casa Astra, che ospita persone con problemi di alloggio o vive situazioni difficili, quello natalizio è un periodo particolare. «È un momento carico di significati e di emozioni», ci dice Marco D’Erchie, che nei suoi 11 anni di lavoro nel centro di accoglienza è sempre stato presente nel giorno di Natale.
«Eravamo più numerosi rispetto a una giornata qualunque», spiega. «C’erano una quarantina di persone, di cui una ventina di ospiti e una ventina di esterni, tra ex ospiti e persone che altrimenti sarebbero rimaste sole».
Una giornata difficile - «Il Natale», continua, «è un momento in cui laddove si ha una rete familiare o amicale che lo permette, si tende a riunirsi. Ma è anche un momento in cui se si è soli ci si sente ancora più soli. In queste situazioni, quindi, avere un luogo come il nostro che offre un pasto e un momento conviviale è utile per superare la giornata in maniera meno difficoltosa».
Il periodo delle festività natalizie e la fine dell’anno, inoltre, «amplifica dei fenomeni di marginalizzazione che durante l'anno, a livello interiore, si riescono ad assimilare in maniera più semplice. Tutto questo durante le feste, che ci portano a fare delle valutazioni e delle riflessioni su quello che si sta facendo e che si farà, diventa più complesso».
Ma nel Natale di Casa Astra c’è tanto di positivo. «La cosa bella è che ogni anno riusciamo a offrire un pranzo molto ricco e bello, perché la popolazione ci sostiene attraverso donazioni, aiuti e regali. Il sostegno dei privati ci permette di rendere questa giornata ancora più speciale».
«Una vocazione» - A tenere compagnia agli ospiti, ieri, c’erano tre membri del personale. «Io e un mio collega eravamo presenti in forma volontaria», spiega D’Erchie. «Un altro collega, invece, era di turno, però tutti e tre abbiamo lavorato in maniera molto spontanea e naturale. Si sa che il sociale è un ambito professionale un po’ di vocazione, che richiede tanta cura e amore per quello che si fa e per le persone che si seguono. Per noi essere lì non è non è mai un peso, e nel giorno di Natale lo è ancora meno, perché sappiamo che la nostra presenza rafforza il legame con l'utenza».
Un’utenza, questa, che è molto eterogenea. «Attualmente il nostro ospite più giovane ha 19 anni mentre quello più vecchio ne ha una cinquantina, ma fino a qualche settimana fa ospitavamo una signora di 80 anni».
A chi lavora, e a chi ha bisogno d'aiuto - D’Erchie ricorda infine che oltre al Natale di Casa Astra, ieri c'è stato anche il Natale a Casa Martini e a Casa Marta, gli altri due centri di accoglienza attivi in Ticino. «Colgo l'occasione per augurare buone feste a tutti coloro che nel giorno di Natale hanno lavorato e anche a tutte le persone bisognose che magari non sono riuscite a raggiungere i nostri centri. La porta è sempre aperta», conclude.




