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GINEVRA

Sussurrava alla collega «mi piace guardarti»: il Cantone lo licenzia

Il Tribunale federale ha confermato l'allontanamento di un funzionario dell'Ufficio della circolazione ginevrino
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Sussurrava alla collega «mi piace guardarti»: il Cantone lo licenzia
Il Tribunale federale ha confermato l'allontanamento di un funzionario dell'Ufficio della circolazione ginevrino

GINEVRA - I superiori lo avevano più volte invitato a moderare i toni e il suo cosiddetto senso dell’umorismo. Anche alcuni colleghi si erano lamentati. Ma tutto questo non è bastato: un impiegato dell’Ufficio della circolazione stradale ginevrino (OCV) è stato licenziato.

Le lamentele – Nel marzo 2023 una dipendente si era rivolta alle risorse umane. Secondo la sua testimonianza, l’uomo le avrebbe mostrato una foto di una donna nuda, le avrebbe massaggiato le spalle, fissata insistentemente e sussurrato all’orecchio frasi come «se sapessi cosa ti vorrei fare» o «mi piace guardarti».

La conferma della decisione – L’uomo, addetto allo sportello delle patenti, era stato inizialmente sospeso dal servizio. La giustizia ginevrina aveva convalidato il provvedimento. In seguito al ricorso presentato dall’interessato, anche il Tribunale federale ha adottato la stessa posizione, confermando il licenziamento con una sentenza datata 1° ottobre scorso, pubblicata giovedì.

«Troppo peso alle testimonianze» – Le argomentazioni dell’ex funzionario non hanno convinto i giudici. In particolare, egli sosteneva che la giustizia ginevrina avesse attribuito un peso eccessivo alle dichiarazioni dei testimoni che avevano confermato le accuse della collega molestata.

I precedenti– L’uomo rimproverava inoltre ai giudici di non aver preso sufficientemente in considerazione gli elementi a suo favore emersi dall’indagine: l’assenza di precedenti disciplinari, i buoni rapporti con i colleghi, il fatto di essere considerato un pilastro del settore e il suo carattere estroverso, gioviale e benevolo.

Inadempienze accertate dall’indagine – Il Tribunale federale ha respinto questa linea difensiva, aderendo pienamente alla valutazione della giustizia ginevrina. Ha ritenuto che le mancanze contestate, per la loro ripetizione e considerate nel loro insieme, fossero gravi e debitamente accertate dagli atti dell’inchiesta.

«Comportamenti incompatibili» – Tali comportamenti costituivano una lesione della personalità della collega, rientravano nell’ambito della molestia sessuale e violavano gravemente il dovere di mantenere rapporti dignitosi e corretti sul luogo di lavoro. In sintesi, si tratta di atti incompatibili con il comportamento atteso da un funzionario pubblico.

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