«Le nostre mucche devono avere le corna, anche se serve più spazio»

Latte e burocrazia, una ventenne contadina di montagna si racconta: «A fine giornata vedere il frutto del mio lavoro dà soddisfazione. Ma che peso quella marea di carte»
Latte e burocrazia, una ventenne contadina di montagna si racconta: «A fine giornata vedere il frutto del mio lavoro dà soddisfazione. Ma che peso quella marea di carte»
ACQUAROSSA - Ha vent'anni, è donna e fa la contadina. Di più. Fa la contadina di montagna. Una sentiero su cui pochi giovani oggi osano inerpicarsi, ma che Doris Martinali ha deciso di imboccare prestissimo: «Non ero più alta di uno sgabello quando ho iniziato a dire ai miei: da grande voglio fare la contadina». Un desiderio, quello di Doris, che è sbocciato su terreno fertile: papà e mamma facevano già quel mestiere a Largario, frazione di Acquarossa. E così, dal 2013 e per tre anni, ha seguito la formazione per diventare contadina: «In Svizzera interna, vicino a Winterthur, perché mia mamma ha sempre parlato con noi in tedesco e sapevo la lingua».
Il primo formaggio - Con l’innesto di Doris la famiglia (composta da papà, mamma e una sorella che, fatto il Bachelor, ha iniziato il Master in agronomia ) è tornata a far formaggio con il latte delle mucche di razza bruna svizzera, ne hanno in tutto 23. Poi ci sono una trentina di pecore, le manzette, i vitelli e le galline. Il “core business” dell’azienda “Funtana” è comunque la produzione casearia: «Abbiamo iniziato quest’anno con le formagelle. Trasformiamo tutto il latte e una parte serve per l’ingrasso dei vitelli. Se proprio ne avanza lo portiamo alla Lati. Ma cerchiamo di evitare, perché il prezzo è giù in cantina…».
Sempre più carte - Quello del contadino, pur faticoso, è un mestiere che necessita di passione. E la giovane ne ha tanta: «Ciò che più mi piace è lavorare con gli animali e interagire con loro. Ma anche stare a contatto con la natura e all’aria aperta. E poi vedere a fine giornata il latte munto, il formaggio e le bestie ben accudite dà molta soddisfazione». La magia è rotta solo da una cosa: «La burocrazia… - sbuffa Doris -. S’ingrossa come una marea e ti obbliga a stare in ufficio tra le carte. È pesante».
Il costo del clima pazzo - Se in città il cambiamento climatico fa “solo” sudare, in montagna lo stesso fenomeno incide anche nei bilanci: «Prima non c’erano questi enormi sbalzi di temperatura. Oggi invece si passa dalla siccità alla troppa pioggia». Tutto ciò ha delle conseguenze dirette: «Il fieno non cresce bene, secca per la mancanza d’acqua. Così abbiamo dovuto acquistare il foraggio, ma anche vendere delle bestie».
Il prezzo non è giusto - Ma l’avversario più ostico, secondo la giovane contadina di montagna, non è il clima: «Il futuro dell’agricoltura? Lo vedo molto difficile e se andiamo male noi soffrono anche altri settori. Il problema principale resta quello dei prezzi troppo bassi dei prodotti: «Per poter stare in piedi un’azienda di questa grandezza ha bisogno di qualcuno della famiglia, nel nostro caso mia mamma, che lavori qui e anche fuori».
Il voto sulle corna - Le mucche sono d’attualità anche per l’iniziativa che “per vacche con le corna”. Il 25 novembre Doris voterà sì: «Noi abbiamo solo mucche con le corna e siamo favorevoli. Anche se per le bestie occorre più spazio in stalla. Tanti pensano che ci sarà un divieto di bruciare le corna, in realtà verrà dato un sostegno a chi fa come noi. Anche se non sono soldi in più all’agricoltura, ma soldi presi dallo stesso budget. Da qui lo scetticismo di molti contadini. Ma le nostre mucche devono avere le corna».
Il sabato sera si stacca - L’ultima curiosità è se l’isolamento della vita di montagna talvolta le possa pesare… «A Largario non c’è niente e manca un bar - ammette Doris -. Però mi prendo il tempo e nel weekend, anche se sono stanca, ogni tanto esco con gli amici. Altrimenti sarebbe triste». Contadina sì, ma vent’anni restano vent’anni. In pianura come in montagna.








