Drogate e mortificate ai colloqui di lavoro. Il dirigente che ha scandalizzato la Francia

Christian Nègre, ex alto funzionario francese, è accusato di aver drogato oltre 200 donne durante colloqui di lavoro con un potente diuretico.
«Avrei voluto essere fermato prima. Ero compulsivo, ma non avevo intenzione di avvelenare queste donne», ha dichiarato l'ex funzionario ministeriale francese Christian Nègre al quotidiano Liberation. L'uomo, con un incarico di alto livello presso il Ministero della Cultura e alla Direzione regionale degli affari culturali della regione Grand Est, è stato accusato di molteplici reati tra i quali somministrazione di sostanze nocive, aggressione sessuale con abuso di autorità e violazione della normativa sui farmaci, per aver somministrato un potente diuretico a oltre duecento donne durante dei colloqui di lavoro.
DepositIn una Francia ancora scioccata per la vicenda Pélicot, quanto raccontato dalle donne che hanno deciso di denunciare il comportamento del funzionario ha avuto un impatto dirompente sull'opinione pubblica nazionale e internazionale, e da settimane ci si interroga su come l'imputato possa aver agito indisturbato per quasi dieci anni, tra il 2009 e il 2018. Il caso è divenuto di dominio pubblico proprio nel 2018, quando Nègre, all'epoca alla Direzione regionale della Grand Est, durante un incontro con il prefetto e la sottoprefetto della Mosel, presso la sede del ministero in rue de Valois, fotografò le gambe di quest'ultima, armeggiando con il proprio cellulare sotto il tavolo dell'ufficio.
Un collega lo colse in flagranza e lo denunciò al suo superiore, in esecuzione dell'articolo 40 del codice penale francese che obbliga un funzionario a denunciare un atto penalmente rilevante di cui è a conoscenza. Una volta avviate le indagini, nel computer del suo ufficio gli agenti di polizia trovarono un file intitolato "Esperimenti" nel quale era stato meticolosamente redatto l'elenco delle vittime, e la descrizione degli effetti dei diuretici sulle donne a cui erano stati somministrati, l'ora di assunzione degli stessi e il luogo in cui si era manifestata l'urgenza di urinare. Al pubblico ministero l'uomo disse di non aver mai avuto intenzione di avvelenare nessuna delle donne a cui aveva somministrato il diuretico, disciolto nelle bevande calde che offriva loro durante i colloqui di lavoro, e affermò di aver testato su se stesso l'efficacia del farmaco comprato illegalmente online.
DepositSospeso dalla funzione pubblica nel 2018, Nègre disse di aver intrapreso un percorso psichiatrico, potendo però continuare a lavorare nel settore privato. «Era il mio sogno lavorare al Ministero della cultura», ha raccontato al Guardian l'esperta di marketing Sylvie Delezenne, una delle duecentoquaranta donne al centro dell'indagine penale a carico del funzionario ministeriale. La Delezenne aveva trentacinque anni quando, nel 2015, venne invitata nella prestigiosa sede del Ministero a Parigi, dove sostenne un colloquio di lavoro con Nègre durante il quale accettò per cortesia il caffè che le venne offerto. Subito dopo, il funzionario propose di fare un giro per i giardini delle Tuirelles nel corso del quale la donna avvertì in maniera prepotente l'esigenza di urinare. «Le mie mani tremavano - ha detto al quotidiano britannico - il mio cuore aveva le palpitazioni, sudavo e stavo diventando rossa. Ho chiesto di poter avere una pausa ma lui ha continuato a camminare».
È emerso dalle indagini che l'uomo conduceva volontariamente le proprie vittime lontane da luoghi in cui la presenza di esercizi commerciali le avrebbe indotte a cercare un bagno pubblico. Così capitò anche alla Delezenne che si trovò costretta ad accovacciarsi sotto un tunnel che porta a una passerella attraverso la Senna; a quel punto Nègre, dopo essersi avvicinato e tolto la giacca le disse: «Ti proteggerò», usandola poi come paravento. La donna ha raccontato di essersi sentita devastata al pensiero di aver perso l'occasione di ottenere il lavoro tanto sperato, e di avere avuto problemi fisici: «I miei piedi erano così gonfi che sanguinavano per aver strofinato contro le scarpe (…) per mesi ho avuto incubi ed esplosioni di rabbia. Non ho cercato lavoro, ho pensato fosse inutile».
DepositNel 2019 la polizia trovò il suo nome nel famoso foglio di calcolo denominato "Esperiment" e da allora il suo disagio ha un nome: si tratta di stress post traumatico derivato dalla drammatica esperienza vissuta con Nègre. Nel 2011, quando sostenne il proprio colloquio di lavoro, Anaȉs de Vos aveva ventotto anni e aspirava a diventare una assistente presso il Ministero della cultura. Anche in questo caso il copione si ripeté identico: Nègre le offrì un caffè e poi le propose una passeggiata nei dintorni del Ministero per continuare a parlare della propria offerta lavorativa.
Una volta in strada, anche la De Vos avvertì l'esigenza pressante di urinare, e chiese al funzionario di poter tornare indietro per poter andare in bagno, ma l'uomo, fingendo di non sentirla, continuò a dirigersi ancora più lontano, proponendogli di urinare in un vecchio magazzino posto sotto un ponte. Trascorso ormai molto tempo, quando finalmente la donna trovò una toilette pubblica, non riuscì comunque a raggiungerla in tempo bagnandosi i vestiti. Ha poi raccontato che, sul treno che la riportava a casa, stava «davvero male come se stessi per svenire».
DepositQuando è stata contattata dalla polizia, la donna non si è dimostrata molto sorpresa, perché aveva sempre pensato che quanto accadutole non fosse per niente normale, ma l'estrema lentezza della macchina giudiziale la fa sentire «vittima una seconda volta». «Sei anni dopo stiamo ancora aspettando un processo - si è lamentata una delle vittime di Nègre - ci vuole troppo tempo. Il processo giudiziario sta portando più traumi che guarigione. Non è così che dovrebbe agire la giustizia». Dal canto suo, il sindacato Cgt Culture vorrebbe vedere riconosciuta in tribunale anche la responsabilità del Ministero presso cui lavorava il funzionario, dato che, pur essendo noto da tempo che avesse la tendenza a fotografare di nascosto le gambe delle colleghe, non è mai stato posto in essere alcun provvedimento atto a impedire tale condotta.
Le molestie o gli abusi sessuali nei confronti delle donne sono molto diffuse in ambito lavorativo, e non mancano degli esempi in cui, facendo leva sul proprio ruolo di prestigio, l'abusante approfitti della debolezza, anche psicologica, delle proprie vittime per portare avanti il proprio piano criminale. Il caso in questione, però, si pone perfettamente nel solco di quanto visto durante il processo Pélicot, ossia un crimine sessuale compiuto con l'ausilio di sostanze chimiche. Si tratta di quella che la giustizia francese ha definito «sottomissione chimica», in merito alla quale il caso predetto ha rappresentato un punto di svolta nel trattare il tema dell'abuso perpetrato con l'uso di sostanze che alterano le funzioni fisiche e mentali della vittima. Secondo la definizione data dall'Agenzia nazionale francese per la sicurezza dei medicinali, si avrebbe questa fattispecie di reato «con la somministrazione a scopo criminale di sostanze psicoattive alla vittima, o sotto minaccia, al fine di commettere un crimine o un reato».
DepositNel 2023, ad esempio, la deputata francese Sandrine Josso aveva accusato il senatore Joël Guerriau, suo amico e collega di lunga data, di averla drogata, versandole dell'ecstasy nel bicchiere di champagne che stava bevendo, per aggredirla sessualmente. Anche nel caso di Christian Nègre si configura una fattispecie di sottomissione chimica, con l'uso del diuretico, anche se, secondo l'avvocata Louise Beriot le azioni dell'uomo sarebbero «un'espressione di potere e dominio sul corpo delle donne, esercitata attraverso l'umiliazione e il controllo, mascherata da fantasia sessuale».
Più che spinto da una perversione di tipo sessuale, quindi, Nègre avrebbe avuto il bisogno continuo di rimarcare la propria posizione dominante nei confronti di donne che costringeva ad assumere atteggiamenti umilianti. A prescindere da quale sia stato l'impulso, Christian Nègre si è macchiato di numerosi reati, e la speranza è che le sue numerose vittime possano vedersi riconoscere quella giustizia che attendono ormai da troppi anni.
Appendice 1
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