«Poteva finire male anche per noi»

Un 28enne ticinese racconta della serata passata a pochi chilometri da Bondi Beach, dove si è consumata la tragedia.
Un 28enne ticinese racconta della serata passata a pochi chilometri da Bondi Beach, dove si è consumata la tragedia.
SYDNEY - Si chiama Ivan, è ticinese e ha 28 anni. Da un anno e mezzo vive a Sydney, a poche centinaia di metri dalla spiaggia di Bondi Beach, dove domenica scorsa sono state uccise 15 persone che partecipavano a una cerimonia ebraica. Due uomini si sono avvicinati e hanno aperto il fuoco. Le persone presenti in spiaggia sono fuggite nel panico.
Fortunatamente, Ivan non si trovava a Bondi Beach in quel momento: «Ero lì il giorno prima della sparatoria. Mi sono trovato al posto sbagliato al momento giusto. Quel giorno, invece, mi sono organizzato con alcuni amici per andare da un'altra parte, a pochi chilometri da Bondi, che è la spiaggia più grande e turistica di Sydney. Noi eravamo proprio lì accanto. Abbiamo passato la domenica pomeriggio a prendere il sole, e la sera siamo andati a una festa. Quando è successo il fatto, eravamo in un capannone e ci stavamo divertendo».
A un certo punto, si sono resi conto che le persone attorno a loro stavano tutte guardando il telefono: «Nel video si vedevano due persone che sparavano. Puntualmente sono arrivate le prime notifiche. E subito dopo sono stato bombardato di messaggi di amici e parenti, anche perché sul mio profilo Instagram era rimasta una storia del giorno prima, in cui ero a Bondi Beach».
Tornato a casa, il gruppo si è dato appuntamento in un pub per discutere di ciò che era successo: «Ci siamo incontrati con amici che domenica erano a Bondi Beach, anche se non erano vicinissimi al luogo dell'attentato. Loro hanno sentito gli spari. E sfortunatamente hanno anche visto cose molto brutte».
Poco dopo, è arrivato anche un altro loro amico: «Aveva ancora addosso il camice dell'ospedale e il braccio ingessato. Era distrutto e sotto shock. Ha raccontato che stava guidando lungo la strada della spiaggia, quando un proiettile è passato attraverso il finestrino della macchina e gli ha perforato la mano».
In quel momento, Ivan ha cominciato a percepire una strana sensazione: «Fino a lì ero rimasto tranquillo, ma durante il suo racconto mi sono reso conto di quanto fossimo stati fortunati. Poteva finire male anche per noi».




