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Rodolfo Pulino

Black Markets Matter: può una città permettersi questo tipo di comunicazione?

Rodolfo Pulino - Ps Lugano
Foto R. Pulino
Fonte Rodolfo Pulino
Black Markets Matter: può una città permettersi questo tipo di comunicazione?
Rodolfo Pulino - Ps Lugano

Durante il mercatino di Natale in Piazza Manzoni a Lugano è apparsa in vendita una maglietta con la scritta “Black Markets Matter”. Una provocazione che richiama in modo esplicito, per grafica, struttura e impatto visivo, il logo di “Black Lives Matter”, movimento contro il razzismo nato nel 2013 in risposta all’assoluzione dell’assassino di un ragazzo afroamericano di 17 anni.

Prima premessa, imprescindibile: questa maglietta non è venduta da un privato qualsiasi né da un provocatore isolato. È esposta e commercializzata presso il chiosco ufficiale di Plan ₿, iniziativa promossa e sostenuta dalla Città di Lugano. Ci troviamo quindi all’interno di uno spazio pubblico e istituzionale, dove ogni messaggio veicolato comporta una responsabilità politica chiara. Ed è qui che la questione diventa problematica. Black Lives Matter non è uno slogan neutro, né una forma grafica da riutilizzare con leggerezza. È un grido nato da violenze reali, da morti reali, da discriminazioni sistemiche.

Trasformarlo in un gioco di parole per celebrare o normalizzare il concetto di black market significa svuotare quel messaggio del suo peso storico e umano, riducendo una lotta civile a un espediente comunicativo. A questo punto alcune domande diventano inevitabili. È davvero questa la linea comunicativa che la Città di Lugano intende promuovere? Ritiene normale che una maglietta del genere venga esposta in primo piano in una postazione ufficiale della città? Perché il messaggio che passa è ambiguo, se non inquietante. Davvero vogliamo sdoganare il concetto di mercato nero come slogan da bancarella natalizia? Davvero un’iniziativa ufficiale può permettersi di flirtare con un immaginario che, per definizione, richiama illegalità, evasione e traffici opachi, liquidando tutto come semplice “ironia”? Qui non è in gioco la libertà d’espressione, ma la responsabilità e la serietà istituzionale. Quando un messaggio viene veicolato sotto l’ombrello di un’iniziativa comunale, non è più solo una battuta, diventa comunicazione politica. E se questa comunicazione banalizza una lotta antirazzista e, allo stesso tempo, normalizza concetti legati all’economia sommersa, allora ciò che deve preoccupare è la leggerezza di chi approva queste scelte e di chi oggi, anche attraverso queste iniziative, rappresenta la Città di Lugano.

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