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Zeno Casella

Salviamo il diritto all’obiezione di coscienza: firmiamo il referendum!

Zeno Casella, membro del comitato nazionale di CIVIVA
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Salviamo il diritto all’obiezione di coscienza: firmiamo il referendum!
Zeno Casella, membro del comitato nazionale di CIVIVA

Sono serviti anni di lotte, di prigionia e di votazioni popolari per ottenerlo. Ora però la maggioranza del parlamento federale pretende di fare marcia indietro, rimettendo in discussione un diritto costituzionale ormai acquisito e riconosciuto dalla popolazione. Sembra inverosimile, ma è proprio quello che sta accadendo al  servizio civile, vittima di un attacco su più fronti sempre più intenso. L’ultimo tassello di tale offensiva è costituito dalla recente riforma della legge federale in materia, volta a ridurre del 40% le ammissioni al servizio civile introducendo numerose restrizioni per chi matura un conflitto di coscienza durante il servizio militare.

Tale riforma provocherà notevoli difficoltà a vari servizi di utilità pubblica (dalle case anziani alle aziende agricole, passando per le scuole e i servizi sociali) che oggi fanno capo ai civilisti per sostenere il proprio personale. Ma soprattutto, renderà ancor più oneroso il passaggio al servizio civile sostitutivo, allungandone ulteriormente la durata e rendendone più rigida la pianificazione. Va d’altronde chiarito che tale inasprimento rischia di non ottenere alcun risultato sugli effettivi dell’esercito (peraltro già superiori agli obiettivi fissati dal parlamento): vedremo infatti un numero crescente di reclute scartate per motivi medici, non certo più soldati in caserma. È per queste ragioni che la Federazione svizzera per il servizio civile (CIVIVA) ha deciso di lanciare un referendum, per il quale stiamo attualmente raccogliendo le firme (i formulari e maggiori informazioni sono disponibili sul sito zivildienst-retten.ch).

Questa riforma va però analizzata nell’insieme delle misure attualmente in discussione. Lo scorso gennaio, la commissione di sicurezza del Consiglio Nazionale ha approvato un postulato volto a reintrodurre l’esame di coscienza, con il quale verrebbero reintrodotte le odiose (e parziali) commissioni chiamate ad appurare la sincerità dell’obiettore. In giugno, il Consiglio degli Stati ha poi adottato una mozione che prevede la fusione del servizio civile e della protezione civile in un unico corpo di intervento contro le catastrofi, snaturando il principio stesso alla base dell’obiezione di coscienza e del servizio sostitutivo. È dunque chiaro che siamo di fronte ad un’offensiva generalizzata e strumentale contro il diritto costituzionale all’obiezione di coscienza, conquistato a caro prezzo e oggi apprezzato dalla società. Il referendum contro l’attuale riforma è lo strumento principale per opporsi a questa deriva: sosteniamolo e firmiamolo!

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