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L'OSPITEColpire l’autogestione per oscurare i reali problemi della città

10.03.21 - 16:40
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Ti-Press
Colpire l’autogestione per oscurare i reali problemi della città
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Forum Alternativo non rincorre gli eventi, ha lasciato decantare e preso tempo per comprendere quanto è successo l’otto marzo, giornata internazionale di lotta della donna. A Lugano, manifestare contro il patriarcato, il razzismo e l’islamofobia, non è tollerato e va duramente manganellato. 
L’ingente dispositivo di poliziotti in tenuta anti sommossa, un presidio circondato senza lasciar via d’uscita, sono elementi indicativi di cosa sia successo quella sera in stazione. Nella scelta dell’uso della forza in una manifestazione, sia nella legge e che nelle forze di polizia, prevale un criterio: la proporzionalità dell’intervento. Se poco meno di un centinaio di persone stava manifestando senza creare particolari problemi d’ordine pubblico, la scelta di circondarli lasciandogli quale unico sbocco il marciapiede parallelo ai binari che sfocia sul parcheggio, ha portato all’inevitabile scontro. 

È forte il sospetto di un via libera politico a tale operazione di polizia dal classico duplice intento dei due piccioni con una fava. Da un lato, oscurare il democratico dibattito sulla parte speculativa abusivamente inserita nell’innegabile bisogno di nuove infrastrutture sportive cittadine, dall’altro quello di raccoglier voti presentandosi agli elettori come gli “uomini duri” che ordinano lo sgombero dopo i tafferugli.

La classe dirigente della politica luganese si era già illusa di aver vinto con l’esclusione dell’autogestione dal futuro spazio Macello. Pensare ora di "chiudere la partita” con l’autogestione sgomberando manu manganelli la sede del macello, è ingannevole. L’autogestione è presente in centinaia di forme variegate in tutte le realtà urbane svizzere. Ed è considerata una ricchezza culturale e sociale cittadina, non trattata come un problema di ordine pubblico Lor signori escano dall’orticello per visitare e informarsi coi loro omologhi amministratori delle maggiori città elvetiche. Forse ne ricaveranno qualche spunto che allargherà loro la mente. 

Ma ancor più grave, lo sgombero sarebbe un atto politicamente irresponsabile in un momento così socialmente ed economicamente pesante.  Non basta invocare la parola “dialogo” se poi lo neghi nei fatti. La nona città elvetica ha i mezzi e le capacità affinché pensieri e azioni diversi coesistano sul territorio senza problemi. L’omologazione culturale, sociale e politica, impoverisce una città. Al contrario, le differenze l’arricchiscono. Pensare di cancellarle col manganello, oltre che illusorio, è pericoloso. 

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