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CANTONEVa di moda lo chef a domicilio, ma occhio a chi lo fa in nero

13.10.15 - 06:02
A casa propria come al ristorante. La crisi degli esercizi pubblici si combatte anche così. Dietro le quinte di un fenomeno in espansione
Foto Fotolia
Va di moda lo chef a domicilio, ma occhio a chi lo fa in nero
A casa propria come al ristorante. La crisi degli esercizi pubblici si combatte anche così. Dietro le quinte di un fenomeno in espansione

BELLINZONA – Arriva a casa vostra con il grembiule e con il sacchetto della spesa. Cucina per voi e vi serve direttamente al tavolo. La pulizia e il riordino sono compresi nel prezzo. È in sintesi il servizio offerto dallo chef a domicilio, figura che da qualche anno ha fatto capolino nella Svizzera italiana. La crisi dei ristoranti, insomma, si combatte anche così. “Inutile stare a piangersi addosso – ammette Antonio Andali, proprietario di un grotto del Bellinzonese –. Noi abbiamo deciso di introdurre questa innovazione per proporre al pubblico un’esperienza alternativa”.

Clientela benestante - Il business lanciato di recente da Andali sembra funzionare. Anche se, per ovvie ragioni economiche, la clientela che può beneficiarne è soprattutto benestante. “Però non mancano i curiosi. Quelli che si interessano magari per fare un regalo particolare al proprio partner. Oppure anche per una persona anziana o disabile, che non si può muovere dal proprio domicilio”.

Servizio di lusso - Da due a dodici persone. In media i clienti da servire sono quattro o cinque alla volta. Lo dice, con un certo orgoglio, il cuoco Dario Bertolino. Lui, un’attività del genere la sta portando avanti da ben tre anni. “Lo possiamo definire un servizio di lusso. L’idea arriva dall’Italia. Il concetto è quello di farsi coccolare per una sera a casa propria. C’è chi chiede cose particolari, come ad esempio l’aragosta. Ma anche chi punta su piatti semplici, come ad esempio pasta con salsicce e zucchine”.

Furbi in agguato - Come in altri settori anche in quello del cuoco a domicilio non mancano i furbi. Bertolino pone l’accento su un problema che colpisce chi, come lui, ha imboccato una strada ben precisa. “Purtroppo siamo confrontati con la concorrenza di chi fa la stessa cosa, ma in nero. Queste persone si improvvisano e ci rovinano un po’ il mercato. I costi ci sono, ed è normale che sia così. Noi dichiariamo tutto al fisco. Loro no. È chiaro che a lungo andare questo fenomeno diventa un problema”.

La qualità si paga - Lo chef Carlo Stroppini, che propone un’offerta analoga, concorda. “È una sorta di concorrenza sleale che va combattuta. Se si vuole davvero un servizio di qualità, occorre scegliere chi fa le cose in regola”. Per Stroppini il cuoco a domicilio rappresenta un’opportunità esclusiva. “Non per nulla sono parecchio richieste le esperienze sensoriali, come ad esempio i menu finger food. Personalmente servo le pietanze su piatti artigianali in ceramica, tutto deve essere indimenticabile e di alto livello”.

Un mondo che cambia - Una considerazione in cui si immedesima anche Andali. “Quello della ristorazione è un settore che sta cambiando. Ti devi rinnovare. Nella consapevolezza che il cliente vuole sempre più sentirsi protagonista e cerca sensazioni ed emozioni diverse da quelle che è abituato a vivere”.

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