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Mille «non lo so», ma sotto le unghie aveva il DNA della cognata

Continua a negare tutto il 50enne srilankese che l'anno scorso a Chiasso avrebbe aiutato il fratello a uccidere sua moglie.
Tio/20Minuti
Mille «non lo so», ma sotto le unghie aveva il DNA della cognata
Continua a negare tutto il 50enne srilankese che l'anno scorso a Chiasso avrebbe aiutato il fratello a uccidere sua moglie.

LUGANO - Tantissimi "non lo so". E altrettanti "non mi ricordo". È un racconto costellato da buchi quello reso oggi pomeriggio alle Assise criminali dal 50enne srilankese che insieme al fratello avrebbe assassinato sua cognata, l'11 settembre 2024, a Chiasso.

«Mia cognata mi era indifferente» - «Con lei praticamente non parlavo, forse solo ai compleanni, a qualche festa, e basta», ha premesso l'uomo, interrogato dal giudice Amos Pagnamenta. «Come persona mi era indifferente».

«Ero scioccato» - Il 50enne era però a conoscenza delle tensioni tra suo fratello e la moglie e delle relazioni extraconiugali di lei. «Quando ho saputo che mia cognata tradiva mio fratello e che l'amante aveva soggiornato diversi giorni a casa loro sono rimasto scioccato. Gli ho detto "Ma come non le hai detto nulla...è tua moglie e la lasci dormire con un altro?! E poi: "Devi risolvere i problemi, devi riaggiustare la famiglia". Così mio fratello mi ha chiesto di venire a parlare con sua moglie».

«"Vengo ad ammazzarla"» - Il 50enne ha infatti precisato che il giorno del delitto si trovava a Chiasso proprio per parlare con sua cognata.

«Non è venuto a Chiasso per aiutare suo fratello a uccidere sua moglie?», gli ha chiesto il giudice. «No», ha replicato lui. «Al telefono però lei ha detto a suo fratello "vengo ad ammazzarla"». «Ma l'ho detto così, per sbaglio».

«È arrivato dalla stanza e ha detto "ho ammazzato mia moglie"» - Il 50enne, a questo punto, ha fornito la sua versione dei fatti: «Quando siamo entrati nell'appartamento io mi sono seduto sul divano e ho detto a mio fratello di andare a svegliare sua moglie. Dopo dieci minuti l'ho chiamato, ma lui non è arrivato. Dopo 15 minuti l'ho chiamato di nuovo e lui ha detto "arrivo". È arrivato dalla camera con in mano un sacchetto con un paio di guanti e delle fotografie. Io gli ho detto "Ma cos'è?" E lui ha risposto "Ho ammazzato mia moglie". Io gli ho detto "Ma cosa hai fatto?! Dovevo parlarle". E lui ha risposto "No non dovevi parlarle". Io gli ho chiesto perché l'ha fatto, ma lui non ha risposto. Quindi sono andato a vedere il corpo di mia cognata, ma ho visto che non respirava più».

Versioni contrastanti - Pagnamenta, dal canto suo, ha rimarcato che il 50enne ha cambiato versione molte volte. «Inizialmente ha dichiarato che quando se ne era andato dell'abitazione sua cognata era ancora viva. Solo dopo ha ammesso che si trovava in casa durante il delitto». «Mi ero scordato», ha detto l'uomo.

«Non è piuttosto che lei ha adattato la sua versione in base a quello che emergeva in corso di inchiesta?», lo ha incalzato il giudice. «No». «Ma le sembra logico che proprio quando lei era venuto a parlare alla moglie, suo fratello la uccide?». «Non lo so».

Il DNA sotto le unghie - A suscitare ulteriori sospetti, peraltro, ci sono delle prove scientifiche inconfutabili: sotto le unghie della vittima è stato trovato del DNA riconducibile al 50enne. «Come lo spiega?», ha chiesto il giudice. «Non lo so».

«Hanno strumentalizzato una bambina per coprire un assassinio» - La rappresentate legale della figlia dei coniugi, dal canto suo, ha chiesto un risarcimento di 60'000 franchi per torto morale. «Padre e zio hanno strumentalizzato una bambina di sei anni per coprire un assassinio».

Per quanto riguarda la possibilità dell'espulsione, il marito ha sottolineato che qui ha sua figlia «che è la cosa più importante»: «Mi piace molto la Svizzera e in Sri Lanka non ho nessuno».

Il cognato della vittima, che risiede in Italia, non si è invece opposto a un'eventuale espulsione.

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