Consiglio degli Stati: respinta l'iniziativa "10 milioni" firmata UDC

L'esito del voto era scontato. 29 i voti contro, 9 a favore e 6 gli astenuti
BERNA - Senza sorprese, alla conclusione di un dibattito meno lungo rispetto a quello tenutosi al Nazionale nel settembre scorso, anche il Consiglio degli Stati ha respinto oggi l'iniziativa dell'UDC "No a una Svizzera da 10 milioni" per 29 voti a 9 e 6 astenuti. Il plenum non è poi nemmeno entrato in materia - 29 voti a 15 - su tre controprogetti diretti difesi in aula da Petra Gössi (PLR/SZ), Daniel Fässler (Centro/AI) e Heidi Z'Graggen (Centro/UR).
Per quest'ultimi era importante dare un'alternativa all'iniziativa visto il carattere estremamente emotivo del problema migratorio che trova orecchie sempre attente fra la popolazione. Nonostante l'appello di Fässler di non «giocare col fuoco», la maggioranza ha considerato il controprogetto troppo vicino all'iniziativa e quindi portatore degli stessi difetti di fondo.
L'esito del voto odierno sull'iniziativa era scontato: ad eccezione dell'UDC, tutti i gruppi parlamentari sotto il "Cupolone" hanno sostenuto che il testo dei democentristi, conosciuto anche come "iniziativa per la sostenibilità", non risolverà affatto i problemi legati all'immigrazione ponendo un tetto massimo alla popolazione residente: se accolto alle urne, invece, condurrà dritti dritti alla disdetta degli accordi bilaterali con l'Ue, con ripercussioni negative sul benessere della Svizzera, dovuto in larga parte alla manodopera estera, e la sua sicurezza.
Marco Chiesa: «Apriamo gli occhi» - Ma per Marco Chiesa (UDC/TI) è invece giunto il momento di «aprire gli occhi». L'attuale immigrazione non è più sostenibile a suo avviso, tanto a livello di infrastrutture, che a livello sociale ed ambientale. «Ogni anno - ha spiegato il ticinese - la Svizzera cresce in popolazione di una città grande come Lugano. A questi ritmi, il tetto di dieci milioni verrà raggiunto ben prima del 2050 come propone la nostra iniziativa: se solo nel 2000 eravamo poco più di 7 milioni, ora abbiamo superato quota nove milioni».
Le conseguenze, come fatto rimarcare anche da altri democentristi, si riassumono «in crisi degli alloggi a prezzi accessibili, difficoltà per i giovani nella ricerca di un impiego, strade intasate, pressione sui salari. Insomma, in questo Paese non funziona più niente», ha tuonato Werner Salzmann (UDC/BE).
Per Mauro Poggia (MCG-UDC/GE), contrariamente agli avversari dell'iniziativa, quest'ultima non è affatto estrema «perché propone né più né meno di applicare l'articolo 121 della Costituzione sull'immigrazione di massa approvato dal popolo nel 2014 e mai applicato». Qui non si tratta, fra l'altro, hanno sottolineato diversi esponenti UDC, «di non consentire l'immigrazione, bensì di prendere in mano le chiavi del nostro Paese decidendo chi può venire e chi no».
Non così - Per i contrari i problemi sollevati dai democentrsiti sono senz'altro in parte reali, «ma non possono essere risolti semplicemente fissando un tetto massimo alla popolazione, che non farà che crearci solo più problemi di quanti promette di risolvere, tanto più che esistono già a livello legislativo misure per arginare l'immigrazione, come la preferenza indigena, o gli sforzi esperiti per sfruttare al massimo la forza lavoro, specie donne, interna al paese». Fra l'altro, «non bisogna dimenticare la clausola di salvaguardia negoziata presente nei bilaterali III, ora in consultazione, che dovrebbe proteggerci dalle ripercussioni negative di un'eccessiva immigrazione».
Se per Daniel Jositsch (PS/ZH) «non bisogna inoltre ipotecare il futuro dei giovani, restringendo il loro margine di azione», per Pierre Yves-Maillard (PS/VD) «la Svizzera sta vivendo come altri Stati una crisi demografica profonda: senza immigrazione diventeremo un Paese di anziani. I problemi che l'UDC vorrebbe risolvere possono essere affrontati costruendo alloggi a pigione moderata», secondo Maillard, «oppure garantendo per tutti salari dignitosi e buone condizioni di alloggio».
Un paese felice, nonostante tutto - Ultimo a parlare prima dei voti finali, il consigliere federale Beat Jans, rispondendo a Salzamann, ha rammentato che «in tutti sondaggi gli Svizzeri risultano essere il popolo più benestante, pacifico, e sicuro al mondo. Non sembra, a dirla tutta, che da noi non funzioni nulla», ha sottolineato il consigliere federale basilese.
Per il "ministro" socialista di giustizia e polizia, anche se accolta, «l'iniziativa democentrista non farà diminuire l'immigrazione, come insegna la "Brexit"». Nel Regno Unito, ha sottolineato, «il numero dei migranti è cresciuto e la situazione economica è peggiorata. I britannici stanno pagando un caro prezzo per l'uscita dall'Ue», ha chiosato Jans.
«Ciò potrebbe accadere anche da noi se dovessimo disdire l'Accordo sulla libera circolazione delle persone» - conseguenza logica a suo avviso di un sì all'iniziativa - ha messo in guardia il consigliere federale. «Schengen e Dublino potrebbero anche essere disdetti dall'Ue, poiché legati politicamente ai bilaterali I, con ripercussioni sulla sicurezza del Paese e un'esplosione dei costi nel settore dell'asilo perché non potremmo più allontanare quegli asilanti che hanno già inoltrato domanda di protezione in uno Stato Ue».



