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«Vogliamo fare poco, ma molto bene»

Nuovo singolo per i Golden Vultures, dal titolo "Black & Blue". Il frontman Yari Copt ha spiegato com'è nato e cosa pensa della musica in Ticino
GOLDEN VULTURES
La band.
«Vogliamo fare poco, ma molto bene»
Nuovo singolo per i Golden Vultures, dal titolo "Black & Blue". Il frontman Yari Copt ha spiegato com'è nato e cosa pensa della musica in Ticino

LUGANO - Nuovo singolo per i Golden Vultures, il supergruppo ticinese capitanato da Yari Copt (voce) e composto anche da Yannick Rinvi e Andrea Zinzi (chitarra), Eveline Lucchini (basso), Sebastian Rigo (batteria, voce) ed Enea Adami (tastiere, voce).

Nato con strumenti mitologici - S'intitola "Black & Blue" ed è stato registrato da Cyrill Camenzind ai Powerplay Studios di Maur, nel canton Zurigo, con l'assistenza tecnica di Reto Muggli. Yari, entrando un po' nei dettagli della genesi del brano, mi ha spiegato che la sessione di registrazione è stata magica: «Cyrill ci ha portato degli strumenti pazzeschi. "Questa qua", diceva, "è la chitarra che è stata comprata da Keith Richards dei Rolling Stones; questo è il Moog di Giorgio Moroder, c'è la sua firma sul retro." Una strumentazione veramente mitologica, che è stata usata («e strausata») per suonare il brano. «Ci siamo veramente divertiti a suonare, in modo molto naturale, trasformando un po' il brano rispetto alle intenzioni iniziali».

Resistenza emotiva (con sfumature psichedeliche) - "Black & Blue" parla di resilienza, rinascita e forza interiore. «Volevamo scrivere un pezzo più blues, rispetto al nostro repertorio rock, perché eravamo in finale allo Swiss Blues Challenge, presso il Sierre Blues Festival nel 2024. Registrato in presa diretta per catturare l’autenticità del blues rock anni ’60, il brano unisce riff vibranti, un groove pulsante e un’atmosfera sospesa che accompagna un testo di resistenza emotiva. «Per prima cosa ho scritto il testo, poi la band ha lavorato sulla musica. Andrea ed Enea hanno tracciato le idee di base, poi tutti insieme, come sempre, abbiamo jammato ed è così che il pezzo è stato costruito». Il risultato finale è un brano di grande impatto sonoro, più psichedelico nelle sfumature, ma anche con intense vibrazioni hard rock (con richiami ai Deep Purple, tanto per fare un nome).

«Una bomba» - Il brano è stato mixato a Los Angeles da Mark Rains (Station House Studio), «che è uno degli ingegneri del suono che ci piacciono di più al mondo», e masterizzato da Giovanni Versari (La Maestà Mastering). La produzione è a cura di Yari Copt, Cyrill Camenzind e Golden Vultures. «Il suono che ne è scaturito è veramente una bomba, siamo molto contenti».

Poco, ma buono - "Black & Blue" è il quarto singolo della band ed è il preludio - insieme a un altro brano - all'album di debutto, che dovrebbe essere pubblicato tra la fine del 2026 e l'inizio del 2027. «Abbiamo già le idee chiare: sappiamo il nome, sappiamo i pezzi che entreranno. Siamo molto tranquilli». Il titolo? "Rewild". «Parlerà del bisogno di tornare a essere selvaggi, di mettere più "selvatichezza" nella vita, nel mondo. Meno tecnologia, più natura. Soprattutto qui in Svizzera». I Golden Vultures sono un gruppo che, per varie ragioni, non si mette in mostra molto spesso. «Abbiamo fatto un pezzo all'anno, una prova al mese e, in media, un concerto al mese». Pochi? Yari pensa di no: «Siamo una band che vuole fare poco, ma molto bene».

La passione è imprescindibile - A Yari, che oltre a essere musicista, skater, dj radiofonico e responsabile del settore pop/rock della Fonoteca nazionale svizzera, è stato anche imprenditore, non si poteva non fare questa domanda: c'è qualche consiglio che vuoi dare a chi fa il "mestiere della cultura" o, più in generale, dell'intrattenimento? «In generale, il consiglio più importante che posso permettermi di dare è questo: fate le cose con passione e buttatevi a capofitto nei progetti che amate davvero. Solo così si può sperare di avere successo — oppure, se va male, almeno si cade felici. Dalle nostre parti, vivere d’arte o di intrattenimento è molto difficile, quindi la passione totale rimane l’unica arma vera per farcela davvero».

Il Rinascimento musicale - Non poteva mancare, infine, una riflessione sulla scena musicale ticinese. «Dopo gli splendenti fine anni ’90 e inizio 2000 — quando l’underground della Svizzera italiana era di una qualità altissima, con band come Honey Flowers, Vomitors, Sesto Senso, passando poi per i Sinplus, i miei Those Furious Flames e fino ai piccoli gruppi giovani ma già solidi di fine anni ’10 — c’è stato un vero e proprio gap generazionale, un periodo quasi vuoto». Ma ora le prospettive sono decisamente rosee: «Sono emersi diversi talenti con un approccio professionale fortissimo, penso ad Andrea Bignasca, Monte Mai, Valentino Vivace, Mattak, Ele A, Make Plain, Kety Fusco e molti altri. Artisti che, a loro volta, hanno ispirato una nuova ondata di giovani musicisti che oggi stanno iniziando ad affacciarsi sulla scena con idee fresche e tanta qualità».

Gli artisti ticinesi hanno bisogno del pubblico - Il talento, qui, esiste eccome, «e anche in quantità» ribadisce Yari. «Forse quello che manca ancora è una comunità di fan e supporter abbastanza ampia da sostenere gli artisti locali fino al punto di permettere loro di uscire davvero dal cantone, e magari anche dalla nazione. Ma le basi, oggi, ci sono tutte».

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