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L'OSPITEDel "disagio" giovanile

24.02.22 - 09:35
Eugenio Bossi, Semione
Eugenio Bossi
Del "disagio" giovanile
Eugenio Bossi, Semione

Pur non avendo nessuna formazione accademica, ma forse proprio grazie a ciò posso avere un’opinione “super partes”, mi permetto alcune riflessioni a proposito dei centri educativi chiusi. Premetto che non appartengo a quelle frange di sinistra che hanno votato contro detto centro per minorenni ad Arbedo-Castione.

Questa è una decisione che andava presa e basta sì, ma nelle contingenze dettate dalla nostra povera società. Società che ci vuole tutti performanti e prestanti e chi non tiene il ritmo è fuori. Siamo tutti speciali, ognuno con le proprie particolarità. E allora dove sono l'uguaglianza e l'accettazione del diverso di cui molti si riempiono la bocca? Queste persone fragili vanno accolte, accarezzate (in senso lato), accompagnate nel loro singolare cammino di vita. Spesso si tratta di persone con alta sensibilità, deficit di attenzione e concentrazione o con uno spiccato emisfero artistico che non hanno la possibilità di esprimere. Non vanno ghettizzati, bensì va evitato di farli sentire sbagliati sin dalla tenera età. "Né le famiglie, né le istituzioni riescono a occuparsi di loro"... Ma ci rendiamo conto della gravità di questa frase?! Se la famiglia non riesce ad occuparsi di loro è perché probabilmente entrambi i genitori sono costretti a lavorare, magari non riuscendo comunque a sbarcare il lunario. Un'equa distribuzione della ricchezza: QUESTO è necessario. E le istituzioni? Un comune come Lugano che fa lo spilorcio negando 20'000 franchi destinati ai giovani mentre milioni vanno ad arricchire ulteriormente altre élites... Chiunque dica "era ora" dimostra proprio di essere nel circolo vizioso della produttività e non avere probabilmente nemmeno il tempo di approfondire. L'affermazione che parte dell'estrema sinistra sia composta da educatori (tutta da verificare) mi propone il seguente spunto per voi: educare significa etimologicamente "trarre fuori". E quindi proprio solo gli educatori VERI capiscono l'ampiezza del disagio che emerge nella nostra società. Perché "se gh'a n'è mía dènta sa pò tiràn fö". Parafrasando: i valori stanno andando perduti perché semplicemente i nostri bimbi non hanno più modo di venirvi in contatto poiché immersi in un mondo di immagini che li prepara solo ad essere performanti in un contesto di sole apparenze.

Mi si dirà: “è appunto con centri all’avanguardia come questi che si avranno tutti gli strumenti per trattare al meglio i casi difficili”. Ma quali casi? Ognuno di noi da quando viene al mondo è un caso! A renderlo poi “difficile” sono l’assenza di esposizione ad amore, empatia, disposizione alla meraviglia. E che dire dell’avanguardia? Ci si sta ritorcendo contro! Tutti gli elementi che ci hanno portato il “benessere” adesso stanno andando ben oltre, rendendoci schiavi. Abbiamo completamente perso di vista la “misura d’uomo”; siamo terrorizzati se la medicina non ci fornisce subito una soluzione alla minima flatulenza un po’ più accentuata del normale, un giorno senza lo smartphone e siamo smarriti, dover affrontare più di due chilometri a piedi sembra un’insensatezza totale, l’ombra di una crisi energetica ci fa tremare più del Covid.

Come volete che crescano i nostri giovani con queste premesse?! E anche gli adulti che percepiscono che qualcosa non va e non riescono a conformarsi col sistema, entrano in una spirale di assistenza, dipendenze, cliniche psichiatriche.

I “problemi” preferiamo chiuderli in luoghi chiusi piuttosto che affrontare il problema di fondo: una società senza più valori.

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