FM: SSR vittima delle sue fake news

Lorenzo Quadri, Consigliere nazionale Lega dei Ticinesi
Il Parlamento federale ha deciso di non spegnere le trasmissioni radiofoniche in FM alla fine del 2026. Dopo il Consiglio nazionale, che si era già espresso in autunno con un’ampia maggioranza, anche il Consiglio degli Stati ha scelto di prorogare l’utilizzo della modulazione di frequenza almeno fino al 2031, e con ogni probabilità anche oltre.
Questa giravolta politica mette ancora più in evidenza l’errore clamoroso compiuto dalla SSR, che ha deciso autonomamente di abbandonare le FM già alla fine del 2024. Un atto di arroganza che si è tradotto in una perdita secca di ascoltatori: nel caso della RSI, quasi un terzo. Un disastro annunciato: chissà se i responsabili ne pagheranno mai prezzo?
Il paradosso è evidente: la SSR continua a invocare il servizio pubblico, ma poi esclude deliberatamente ampie fasce di popolazione dall’ascolto. Evidentemente, per l'emittente statale l’essenziale non è farsi ascoltare, bensì continuare ad incassare il canone, indipendentemente dalla reale fruibilità del servizio.
La vicenda FM/DAB+ rappresenta inoltre un caso da manuale di disinformazione. Altro che “baluardo contro le fake news”: la SSR ha a lungo sostenuto che solo il 10% delle auto circolanti in Svizzera fosse privo di autoradio DAB+ e che l’87% dell’ascolto radiofonico avvenisse già in digitale. La realtà dice che in Svizzera ci sono almeno 1.7 milioni di automobili senza autoradio DAB+. Per non parlare degli apparecchi FM nelle case. L'emittente pubblica è dunque rimasta vittima delle sue stesse fake news.
Non stupisce quindi che, il giorno successivo alla votazione nel Consiglio degli Stati, la SSR abbia improvvisamente deciso di fare marcia indietro, annunciando il ritorno delle trasmissioni in FM (quando?). Dopo aver liquidato per anni ogni critica con presunzione, trattando gli scettici come fastidiosi retrogradi, ora la stessa emittente torna sui propri passi.
Ma è ovvio che questa retromarcia è una mossa puramente propagandistica, in prospettiva della votazione sull’iniziativa popolare “200 franchi bastano”. Facile prevedere che, dopo la votazione... passata la festa, gabbato lo santo!
Sarebbe inoltre interessante sapere quante centinaia di milioni di franchi, provenienti dal canone, ha speso la SSR per passare prima al fallimentare DAB, poi al DAB+; che, con ogni probabilità, si rivelerà anch'esso solo una tecnologia di transizione.



