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«Io non ho paura di morire»

Le droghe, l'alcol, gli eccessi, la genetica: e il cuore che si ferma. Vita, morte e rinascita di Linda-Rossi Ferrari, una donna che sembra uscita da un film.
«Io non ho paura di morire»
TioTalk
«Io non ho paura di morire»
Le droghe, l'alcol, gli eccessi, la genetica: e il cuore che si ferma. Vita, morte e rinascita di Linda-Rossi Ferrari, una donna che sembra uscita da un film.

SAVOSA - Una gioventù a mille all'ora. Contraddistinta dal consumo e anche dallo spaccio di stupefacenti. Dall'abuso di alcol. Da una vita sregolata, consacrata agli eccessi. Poi l'arresto cardiaco dovuto a una predisposizione genetica. La storia è quella di Linda Rossi-Ferrari, la 43enne di Besazio che recentemente ha ricevuto un cuore nuovo in tempi record. La sua vicenda è diventata un libro, "Cuore d'artista: un trapianto di emozioni". «Mi sono raccontata senza filtri», spiega ai microfoni di TioTalk.

Le complicazioni – Al suo fianco c'è il compagno Alessandro. Stanno insieme da due anni. Le tiene la mano. «A un certo punto ho capito che non potevo più vivere col peacemaker. Credevo che le complicazioni sarebbero arrivate attorno ai 50 anni. Invece si sono verificate prima. Serviva un trapianto. Mi sono messa in lista, sapendo che avrei potuto aspettare due anni. Invece il cuore è arrivato in soli 91 giorni. Pazzesco».

«Non ho paura della morte» – Linda lo dice apertamente: «Non ho paura della morte. Credo che ci sia un "dopo". E anche mentre mi recavo a Berna per il trapianto non avevo fretta di mettere le cose a posto. Mi dicevo che in fondo avevo avuto una vita molto intensa e che tutto sommato avrei dovuto essere contenta».

Davide Giordano tio.ch/20minLinda nello studio di TioTalk.

Il cuore sotto resina – A sei mesi dal trapianto il decorso per la 43enne procede in maniera positiva. «Il mio compagno e mia figlia mi sostengono molto. Mia figlia sta crescendo in un ambiente sano. Non come quello in cui sono cresciuta io. È in gamba. Ho scritto un libro, di getto e senza filtri, crudo. Ma soprattutto ho chiesto all'ospedale il mio cuore, quello che non funzionava più. Lo voglio mettere sotto resina. Farne un'opera d'arte. L'arte, in particolare la pittura, è sempre stata una compagna fedele nella mia vita».

Predisposizione genetica – Sono lontani i tempi in cui Linda lavorava al Casinò. E al termine del lavoro se ne andava con gli amici a bere. «A volte tornavo a casa guidando in stato di ebbrezza. Penso di avere provato tutto quello che si poteva provare. Anche la cocaina. Il mio stile di vita ha sicuramente inciso sulla mia malattia. Però so di avere anche una predisposizione genetica, mia madre è morta per un problema al cuore e mia sorella ha qualcosa di simile. Diciamo che i miei ritmi non hanno aiutato a frenare quello che poi è inevitabilmente accaduto».

Davide Giordano tio.ch/20minLinda: una vita piena di colpi di scena.

Gratitudine – Oggi Linda si gode una vita decisamente diversa. «Non posso più bere alcol – ironizza –. E pensare che per me il rito dell'aperitivo era sacro. Mi godo di più il quotidiano. Non c'è più quella frenesia. Ogni tanto penso al mio donatore. Non so chi sia. Ma nel libro ho scritto una lettera nelle tre lingue nazionali ai suoi famigliari. So che hanno perso un loro caro. Ma allo stesso tempo grazie al loro gesto è stata data una seconda possibilità a me. Provo tanta gratitudine per questo».

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