«Non si può chiedere all’Ufficio della migrazione di agire in contrasto con le leggi federali»

La risposta (negativa) del Consiglio di Stato sulla questione dei fratelli Pokerce con un nuovo appello firmato da 24 granconsiglieri: «Delusi e amareggiati, speravamo potessero almeno concludere i loro studi in Ticino».
BELLINZONA - Una lettera firmata da 24 granconsiglieri per richiamare l'attenzione del Consiglio di Stato sulla situazione dei due giovani fratelli Zelal e Yekta che - con la famiglia - sono destinati all'espulsione dal Paese.
Nella lettera, spiega il socialista e cofirmatario Maurizio Canetta, si chiedeva «un intervento» affinché i due ragazzi (ventenni) «potessero almeno terminare la formazione che hanno iniziato».
La risposta ricevuta dal Consiglio di Stato è però categorica: «Analizzata la vostra richiesta le comunichiamo che nell’ambito delle procedure d’asilo l’Ufficio della Migrazione è tenuto ad attuare le decisioni della SEM, autorità federale competente in materia d’asilo e nel contempo di vigilanza per il citato Ufficio cantonale, e confermate dalle Autorità giudiziarie di riferimento, in questo caso dal Tribunale amministrativo federale (TAF)».
Una replica non diversa da quella data a luglio del 2025 «verso una simile richiesta inoltrata sotto forma di petizione da privati cittadini». Per l'occasione, lo ricordiamo, erano state raccolte 1'700 firme che erano poi state consegnate alla Cancelleria di Stato.
Insomma, visto che in questa materia la competenza è di Berna, Bellinzona si trova con le mani legate: «pur comprendendo umanamente il vostro sostegno agli interessati, non si può chiedere all’UM di intraprendere dei passi in contrasto con le leggi federali vigenti e le decisioni delle Autorità superiori competenti», conclude la risposta del Cds.
I firmatari, preso atto della replica del Governo, si dicono «delusi e amareggiati - continua Canetta - «per questa posizione di chiusura (...) che non vuole riconoscere un'eccezione affinché questi due ragazzi (ottimamente integrati, come dimostra anche la petizione popolare a loro sostegno) possano terminare la formazione e disporre di un diploma che apra loro le porte al futuro. Contavamo su un atto di comprensione e di umanità. Sappiamo che per i due ragazzi la strada della speranza è ora ancor più stretta, ma confidiamo che ci sia ancora una possibilità per aiutarli».



