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L'OSPITEI talebani distruttori di statue li abbiamo in casa

16.06.20 - 11:03
Nadir Sutter, Vicepresidente Società Svizzera Protezione Beni Culturali
tipress (archivio)
I talebani distruttori di statue li abbiamo in casa
Nadir Sutter, Vicepresidente Società Svizzera Protezione Beni Culturali

Tempo fa, facendo da guida a un gruppo di ragazzi osservando qualche statua e monumento della città di Lugano, davanti alla statua di un uomo con la freccia in mano posta presso l’entrata del Parco Ciani, chiedendo chi potesse essere quella persona, e per quale motivo potesse meritare l’onore di una statua, mi ero sentito rispondere: È Robin Hood, e merita la statua perché combatte per i poveri. Il ragionamento non faceva una grinza, anche se la statua era quella di Guglielmo Tell.

Oggi vediamo un vandalismo, un’aggressività cieca, bieca e ignorante verso qualsiasi testimonianza che non confermi la propria linea di pensiero. Ci sono molti motivi per distruggere opere d’arte e monumenti, questa è l’intolleranza dei talebani. Sta succedendo dappertutto, la stupidità che si espande a macchia d’olio e che toglie qualsiasi possibilità di una riflessione, di una contestualizzazione, di un ragionamento sulle motivazioni che avevano, giuste o sbagliate, persone di un altro tempo, per mettere quelle statue. Sono distruzioni che si susseguono dalla notte dei tempi, e dalla notte dei tempi, gli stupidi non imparano, distruggono, ed è l’unica cosa che sanno fare. Per capire occorre sapere, conoscere, fare dei confronti, e, soprattutto, distinguere. Nessuno vuole giustificare la schiavitù e il commercio di schiavi. Ma occorre tenere conto che questo terribile commercio 300 o 400 anni fa era parte di un mondo nel quale gli stessi bambini bianchi erano spesso mano d’opera a buon mercato a condizioni non troppo differenti da quelle degli schiavi. Così era a quei tempi, fortunatamente passati. Allo stesso modo, quello che riteniamo giusto e sacrosanto oggi, non è detto che lo sia ancora tra 300 o 400 anni.

A Bristol è stato tirato giù di forza il monumento dedicato a Edward Colston (1636-1721), “mercante di schiavi”. Talebani, mi chiedo quanti di loro si siano chiesti come mai a Bristol esiste una Colston Street,, una Colston School, una Colston Tower, una Colston Hall/Bristol Home of Music e perché persino un dolce, il “Colston bun” porta il suo nome. Non occorre un grande sforzo per scoprire perché a Bristol era considerato un benefattore e nemmeno costa una grande fatica scoprire che non era solo commerciante di schiavi. Edward Colston agiva secondo le regole dei suoi tempi, agiva secondo la morale e le leggi dei suoi tempi. Tirarne giù la statua (o depositarla in un museo) impedirà a qualcun altro, portando in giro per Bristol una classe di ragazzi, di parlare di Edward Colston, spiegando chi fosse, trattando il tema dello schiavismo come va trattato, mettendo in confronto i valori di ieri con quelli di oggi. Distruggere le statue, cambiare i nomi, proibire ai moretti di chiamarsi moretti, non cambia di una virgola la storia e non migliora per nulla il mondo. Crea ignoranti. Perciò, lasciamo le statue il più possibile dove sono, esiste un motivo per il quale sono state posate, lo si spieghi. Qualche progresso l’abbiamo fatto, migliorare la conoscenza non ha mai fatto male a nessuno, l’ignoranza e il provocare stupidi scontri sì.

Sono sicuro che dei ragazzi che ho portato in giro per Lugano, nessuno tirerà giù la statua di Robin Hood/Guglielmo Tell, o altre. Molto dipende da noi, per avere meno stupidi per strada e meno talebani convinti di scrivere la storia, al modo della lumachella sull’obelisco di Trilussa*

 

*La lumachella de la vanagloria ch’era strisciata su un obelisco, guardò la bava e disse: Già capisco che lascerò un’impronta ne la storia.

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