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Tutti matti per il violento Grand Theft Auto

LUGANOTutti matti per il violento Grand Theft Auto

18.09.13 - 08:37
Code ai negozi per l'uscita del videogame. La pedagoga: "Il pericolo è che il ragazzo non riesca a distinguere tra fantasia e realtà"
Foto The Games Arena
Tutti matti per il violento Grand Theft Auto
Code ai negozi per l'uscita del videogame. La pedagoga: "Il pericolo è che il ragazzo non riesca a distinguere tra fantasia e realtà"

LUGANO - È uscito da due giorni. Il gioco più atteso dell’anno, ma anche il più discusso per la grande dose di violenza. Gta V, come i predecessori, è un gioco che spacca. Spacca, perché è figo, chi ci ha giocato lo sa; ma spacca anche l’opinione pubblica per la violenza che contiene.

È un mondo complesso quello di Gta V, che non invita solo a delinquere. I primi che l’hanno provato ci raccontano di essere andati a cercare funghi, facendosi poi sbranare da un coyote. E sono molte le missioni che non prevedono l’uso della forza. Ma se vien voglia di strappare una vecchina dall’auto, riempirla di botte e impossessarsi della giardinetta, basta pigiare due bottoni. Così come per far entrare il proprio personaggio in un bordello a saziarne gli appetiti virtuali.

Per tutti i gusti, tanto che in poche ore le copie sono andate a ruba. Solo al The Games Arena di Lugano, le vendite hanno già superato le 400 unità. Massimiliano Fani, titolare del negozio luganese parla chiaro: «Tradotto in italiano vuol dire Grande ladro di auto. È chiaramente un gioco violento». Ma invita a relativizzare, spiegando che non  solo di botte, uccisioni e investimenti si tratta, ma di un intero mondo dove si può fare molto di più. «Non lo consiglierei a un giovanissimo – continua – ma, da una certa età, si può pensare anche di giocare assieme padre e figlio?».

«Il pericolo – ci spiega la pedagogista Verena Petrocchi – è che il ragazzo non riesca a distinguere tra fantasia e realtà». I genitori devono fare da filtro, «in questi casi si scarica l’aggressività, andrebbe invece elaborata e diretta altrove». Mentre per l’opinione della scuola è scritta nero su bianco: «la legge  dice chiaramente che la scuola educa alla pace – ci racconta Emanuele Berger, direttore della Divisione della scuola – questi, invece, sono giochi che esercitano alla violenza».

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